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giovedì 8 aprile 2021

New York brilla del niente

Racconto di formazione a Manhattan. L’aspirante scrittore lavora alla correzione di bozze dell’Importante Rivista che sapete (“New Yorker”? “Esquire”?), al controllo dei “fatti”, è stato lasciato dalla moglie pescata nel Kansas, o nel Nebraska, golosa di approdare a New York, dopodiché se ne è andata, e frequenta amici che vivono di notte e ragazze senza appeal: un mondo unito e verniciato dalla cocaina. Ma gli affetti e i lavori veri stanno all’orizzonte.
Un racconto del niente, che richiama Guido da Verona, Pitigrilli. Con molte parole, troppe, per una decina di bevute e di “tiri”, con il lavoro redazionale nelle pause. Tra l’amore andato a male e uno, chissà, ma sì, insorgente. Senza drammi, senza nemmeno effetti speciali - una ragazza bella o intelligente, un cattivo brutto, una seduzione, uno sballo. Ma racconto gradevole – in italiano perlomeno: la traduzione, di Marisa Caramella, è allegra e leggera.
È il “romanzo” con cui “McIverney quando aveva ventinove anni è diventato in breve uno dei più acclamati best-seller d’America”, recita la quarta di copertina  
Jay McIverney,
Le mille luci di New York, Bompiani, pp. 157 € 10

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