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sabato 20 novembre 2021

La ricerca del genio, o il genio della ricerca

Semplicità e garbo, nell’eloquio come il pubblico ha imparato a conoscere il neo Nobel per la Fisica, anche in questo racconto scritto di alcune esperienze di ricerca. Per prima quella della copertina, forse perché spettacolare, essendo stata poco concludente, come succede spesso nella ricerca. E perché indicativa dei “sistemi complessi”, su cui Parisi si è impegnato dalle prime esperienze di ricercatore, alla scuola di Nicola Cabibbo – “Le meraviglie dei sistemi complessi” è il sottotitolo.
Il racconto di alcune ricerche che Parisi ha sviluppato, scelte e riordinate con la collaborazione di Anna Parisi (nessun legame di parentela, Giorgio Parisi è molte cose ma non un “barone”, la scelta della rinomata divulgatrice è editoriale). Con un linguaggio il più possibile non specialistico, molta aneddotica, e la caratteristica semplicità e bonomia che lo distingue. Una sorta di rappresentazione “fisica” del genio – dell’intuizione. Che più si rileva nel racconto finale “Je ne regrette rien”, o “come non vinsi il Nobel a 25 anni”, per una “piccola trascuratezza” di cui tarderà decenni a rendersi conto.
Indirettamente, Parisi se lo dice da sé: “La scienza si fonda sulle prove sperimentali, sulle dimostrazioni analitiche, sui teoremi. Alla base della costruzione scientifica, però, c’è una grande costellazione di ragionamento intuitivi”. Tra i “ragionamenti intuitivi” ci sono, ad esempio, “le metafore, che hanno un ruolo decisivo nel trasferimento di immagini e di idee tra discipline diverse nello stesso periodo storico”. L’intuizione, cioè il genio.
Il fisico teorico deve pensarle tutte. Il che è impossibile, e allora deve beneficiare del lampo di genio. Ogni risultato in fisica e in matematica si contraddistingue per “semplicità e naturalezza”, ma arrivarci si combina col caso caso: non c’è un metodo, o allora intuitivo, non codificato. Parisi, che è stato per alcuni decenni la colonna della ricerca teorica alla Sapienza a Roma, sa unire la semplicità, anche nell’esposizione, lineare, aneddotica, lieve, al lampo e alla consequenzialità del ricercatore.
La ricerca al tempo delle scannatrici
Un libro anche denso – preludio, nell’immediatezza del Nobel, ad altri più distesi interventi? Sia nello specifico, delle proprie ricerche di Parisi e della ricerca scientifica, sia nel recupero dei suoi vasti interessi personali, dai linguaggi verbali e geometrici alla musica.  Comprese le forme della conoscenza:– il tema epistemologico lo appassiona quanto quello della complessità, dalla metafora, il tropo per eccellenza, regina dei traslati, al modello darwiniano delle derivazioni – passando per le nozioni più scontate, il teorema, il modello, l’analogia.
Con una rappresentazione vivissima della vecchia università, pre-1968. Lenta. Nelle comunicazioni – una telefonata in America costava uno stipendio. Nel calcolo – un reparto nel’ammezzato, detto delle “scannatrici”, perché ci lavoravano tutte donne, era addetto al lento recupero dei dati delle schede perforate. I professori inece erano giovani, al contrario di adesso.
Giorgio Parisi, In un volo di storni, Rizzoli-Corriere della sera, pp.125 € 12

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