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martedì 16 novembre 2021

Calvino innamorato

Pubblicata nel 1990 sul settimanale “Epoca” da Pasquale Chessa – che la ripropone su “Panorama” con i necessari riferimenti – a settembre del 1990, questa scelta di lettere d’amore dello schivo scrittore all’attrice e scrittrice Elsa de’ Giorgi, fra le più esaltate e eccitate che si posano leggere, suscitarono soprattutto polemiche. Come se la pubblicazione fosse rubata, ma più per il ritratto che danno di un Calvino all’epoca, 1955-1956, non propriamente impegnato o impelagato, non in modo esclusivo e non in primo grado. Uno scampolo di lettere che soprattutto tessono le lodi di Elsa, di cui Italo apprezza tutto, anche il “ghiribizzo di civettare”: “Tu sei un’eroina di Ibsen”, “No, non hai nulla dell’eroina dannunziana”, una che dice sempre “cose così acute e sorprendenti quando parli di me con me che ti sto a sentire a bocca aperta”, per una “intelligenza delle personalità umane fatta di discrezione e capacità di intendere i tipi più diversi”. Ma erotico, inseguendo “la concretezza del tuo corpo nudo”. Per la capacità, dice citando Elsa, di “suscitare l’amore senza mai stimolare il vizio”. Elsa è come la guerra, partigiana: “È terribile come la guerra, la felicità che mi dai. E la cosa più esaltante di quello che provo fra le tue braccia è quando penso che chi ti abbraccia non è che sia un altro, sono io”.…
La raccolta delle fiabe italiane a cui Calvino stava attendendo al tempo della relazione esce con la dedica a Raggio di Sole, anagramma quasi perfetto di Elsa de’ Giorgi, “manca solo la «e»”. E quando “L’Espresso” vuole pubblicare la “scoperta”, Calvino si adopera per evitare la pubblicazione, Elsa essendo sposata, con Vittorio Contini Bonacossi. Elsa Italo eleva alla pari con Pavese, in quelle che chiama le sue “due conquiste fondamentali”: “Il mio rapporto con Pavese, o la coscienza della poesia, il mio rapporto con te, o la coscienza dell’amore”.
Lo scandalo stava nella scoperta che nel 1955 Calvino, personalità di punta nella strategia culturale del Pci di Togliatti, dell’apertura ai ceti e alle forme borghesi, mostra invece poca affezione per la politica, e opera la scelta per il Calvino che conosciamo, scrittore, e letterato acuto. Trascura la politica. Sceglie la letteratura, la poesia della vita.
Ma lo scandalo politico nasceva da uno scandalo giornalistico, che Chessa racconta qui. Elsa de’ Giorgi era stata insultata da Citati, nel necrologio di Calvino scritto per “la Repubblica” (non elogiativo, per la verità: Calvino ne esce come uno scrittore minore, un funambolo – Citati, recente vicino di casa dei Calvino a Roccammare, scriveva quello che della de’ Giorgi pensava la vedova dello scrittore, “Chichita”, ma non era mai stato un ammiratore di Calvino): “Spesso si innamorava… Si trattava di False Contesse” eccetera, che “lo obbligavano a frequentare ristoranti costosissimi o a bere Veuve Cliquot”, e quan do capì “di avere buttato via il suo cuore e il suo tempo”, una della False Contesse “lo in seguiva attraverso l’Italia con la pistola nella borsetta, leggendo ad alta voce agli amici, con roucoulement di una colomba pugnalata, le tremila lettere d’amore che lui le aveva scritto”.
Elsa de’ Giorgi provò a rispondere, e fu ospitata da “Epoca”: “In quell’occasione”, spiega qui Chessa”, “vidi per la prima volta il carteggio. Le lettere non erano tremila e nemmeno trecento, ma esattamente 407 divise per argomenti in 11 cartelline azzurre”. È l’unica nota bibliografica accurata che si ha di questo carteggio.
L’epistolario di Calvino finora pubblicato, in un Meridiano, di circa mille lettere, non contiene quello con la de’ Giorgi, secretato dalla vedova di Calvino e sua erede, Esther Judith Singer. Uno scambio di 400 lettere, tra il 1955 e il 1960, più qualche cenno sparso successivo. Lui aveva 32 anni nel 1955, lei 40, sposata da sette con Alessandro “Sandrino” Contini Bonacossi, a Firenze, ma la coppia risiedeva a Roma, dove Elsa era attrice di cinema e di teatro, amica di Visconti e di Pasolini. Per incontrare Calvino,che lavorava a Torino, Elsa aveva preso casa fuori Sanremo sul mare.
È autrice apprezzata di due memorie, “I Coetanei”, sulla guerra a Roma, e “Ho visto partire il tuo treno”, sulla relazione con Calvino e sul mondo romano. Era attrice di nome,  col primo ruolo a diciotto anni in “Ti amerò sempre” di Camerini, poi specialista dei “telefoni bianchi”, ma anche attrice di teatro, con Visconti e Strehler. E al cinema con Pasolini da ultimo, nel suo ultimo film. Il rapporto con Calvino ruppe l’intesa con “Sandrino”, che ne derivò un forte trauma, tra sparizioni e riapparizioni, fino al suicidio nel 1975 in albergo a Washington.
Pasquale Chessa (a cura di), Amore e politica: le lettere che dividono l’Itali
a, “Panorama”, 12 agosto 2004, free online

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