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martedì 18 aprile 2023

Alle radici dell’odio Ucraina-Russia

Un film – per una volta non americano - sul mondo “grigio” dell’informazione. E su un crimine russo in Ucraina, lo “Holodomor”, la morte per fame - che l’Ucraina commemora come crimine contro l’umanità: la storia della carestia degli anni 1932-1933, che si vuole provocata da Stalin, dal regime sovietico di Mosca (la produzione agricola veniva requisita per l’esportazione). Una carestia comunque provocata, in un paese agricolo, con milioni di morti.
I due delitti, dell’informazione e di Stalin, sono scoperti – vissuti personalmente - e denunciati da un giovane reporter britannico, Gareth Jones. Uno che voleva l’alleanza con l’Unione Sovietica e si reca a Mosca sicuro di potere per questo parlarne con Stalin. Un ingenuo, che a poco a poco scopre che la rivoluzione non c’è, e nemmeno l’esperimento sociale, solo una tirannia – “come?”, si chiede in continuo, “i giornalisti non possono uscire da Mosca?”. O non proprio un ingenuo: la sua curiosità è come fa l’Urss a spendere, per fabbriche, infrastrutture, merci, così tanto in anni di depressione, terra promessa per l’industria britannica e l’industria americana, dove prende i soldi. Ma da rivoluzionario sincero – andrà in Ucraina sui luoghi dove la sua mamma, volontaria della rivoluzione, ha insegnato per qualche tempo l’inglese ai bambini (nella realtà era stata istitutrice in casa degli imprenditori gallesi che avevano aperto il centro minerario di Donetsk, poi diventato la grande città di oggi, da un milione di persone).
Un film verità, in un certo senso: di denuncia. Di fatti storici. L’ingenuo Jones circuito dai marpioni sovietici, con ospitalità in primario albergo (il solito Metropol, vigilato ancora negli anni 1970 dalle donne al piano), e controlli discreti. Il decano dei corrispondenti stranieri, Walter Duranty, giornalista del “New York Times”, premio Pulitzer proprio per le corrispondenze da Mosca, che negherà ancora fino al 1937, al suo rimpatrio, l’Holomor - forse solo per cinismo: vive di droghe, e aiuta obliquamente i giornalisti che sa in pericolo (la natura della carestia, che c’è stata, è rimasta dibattuta ancora dopo la seconda guerra mondiale, malgrado la “guerra fredda”, e tuttora non è pacifica, il Pulitzer non è stato ritirato a Duranty).
Un film quindi in un certo senso anch’esso americano, sui tranelli dell’informazione, dell’opinione pubblica. Ma fatto in Polonia, da una quasi ottantenne Agniezska Holland, “Europa Europa”, “Poeti dall’inferno”, “Io e Beethoven”, tornata dietro la macchina da pesa per questo atto d’accusa contro Mosca, di Polonia e Ucraina per una volta unite nella lotta. Realizzato nel 2018 e proiettato nel 2019 – non distribuito in Italia, perché giudicato di poco interesse... Testimonianza di un’inimicizia probabilmente incancellabile, ben prima della guerra aperta.
Indirettamente, una testimonianza di come il bolscevismo era una rivoluzione sociale per politici e intellettuali in Gran Bretagna e negli Stati Uniti – e anche in Francia. Riguardato con interesse e anche simpatia - a differenza che in Italia e in Germania. In Francia ci sono voluti i viaggi di Céline, di Gide, organizzati dagli stessi sovietici, nel 1936-37, per cominciare a sapere di che si trattava (Céline era già informato di Jones, leggeva la stampa inglese e americana. In America e in Inghilterra il favore intellettuale è durato ancora dopo la guerra. Jones morirà due anni dopo la denuncia, in Manciuria, vittima della sua guida, che era dei servizi sovietici. Ma moriva incognito. Tra gli intellettuali, compresi Graham Greene, e soprattutto H.G.Wells, che con la baronessa Budberg sua amante, una lettone spia di Stalin, teneva salotto a Londra, il mondo nuovo fu a lungo quello sovietico. Il film fa inconrtrare Jones con Eric Blair, “Orwell” da giovane, anche lui socialista appassionato, che dalla vicenda avrebbe tratto lo spunto, nel 1943-1944, ancora in guerra, con l’Urss alleata, per “La fattoria degli animali”. Ma Orwell veniva sospettato all’uscita dell’apologo, a Ferragosto del 1945, di essere un mestatore, uno spione di qualche servizio segreto.  
Agniezska Holland, L’ombra di Stalin, Sky Cinema

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