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domenica 15 settembre 2013

Il dissidio dello spirito tedesco con la libertà

Pubblicato nel 1944, insieme con altri scritti più brevi (“La Germania che abbiamo amato”, “La guerra come ideale”, “I doveri e il dovere”), l’opuscolo è l’autodifesa di Croce, da germanofilo, di fronte alla guerra di Hitler, e agli orrori dell’occupazione. Stranamente non superato da settant’anni ormai di storia europea, a partire dal titolo.
C’entra la mancata latinizzazione di tre quarti della Germania, ma non solo. Il nodo è un’egemonia che non vuole liberare e associare ma asservire – “nominor quia leo” La Germania Federale qualche lezione nei trent’anni della guerra fredda l’ha imparata. Ma il fondo riemerge, ora che l’Europa non ha più federatore esterno, non più Stalin e nemmeno gli Usa, proiettati con la globalizzazione sul Pacifico – l’Europa, con gli arabi e Putin è il cortile posteriore, il pollaio.
Anche le curiosità non sono obsolete. A Croce nel ‘31 Thomas Mann, dedicatario della “Storia d’Europa”, una storia di libertà, ridimensionò il pericolo Hitler. Ancora pochi anni prima, si può aggiungere, Thomas Mann la democrazia voleva ostile, rea di “estirpare lo spirito tedesco in Germania”. Lo stesso Croce quattro anni prima, antifascista celebre e per questo “onorato di lauree e di diplomi”  dalle accademie in varie città della Germania, non trovò interlocutore che non gli chiedesse ammirato di Mussolini. Che veniva anche osannato dai paludati Preussische Jahrbücher, gli annali prussiani, ricorda qui il filosofo stupito, quale “disturbatore della pace europea”.
Benedetto Croce, Il dissidio spirituale della Germania con l’Europa

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