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lunedì 16 settembre 2013

La scrittura non è eccezionale

Perché scriviamo, e ora anche pubblichiamo, su amazon non costa niente, in tipografia pochi euro, quanto un biglietto per la partita? Perché ci piace, e questa è l’epoca dei piaceri, molti sono anche cuochi, ballerini di tango, maratoneti. Ma il tema è d’obbligo nella sociologia della letteratura, di cui è l’oggetto – quindi eccezionale, misterico, salvifico.
“Narciso, di più”, diceva Forni vent’anni fa dei suoi interlocutori, per lo più donne. Ma leggendo le loro “vite”, non immaginarie, sono di un’umiltà disarmante, seppure vantino corone di premi. E si sa come vanno queste cose: i premi sono per lo più riconoscimenti fra amici. Una cresta ci viene solitamente fatta sopra, ma modesta. Nulla di scandaloso, dunque.
Sono diverse le risposte degli scrittori nella rivista di Camon. “Scrivo perché mi sento l’essere più infelice del mondo”, Cerami. “Forse si scrive per sapere perché si scrive”, Orengo. “Forse scrivo per una forma di scongiuro contro la morte”, Siciliano. “Perché mi piace leggere”, Benni. Ma molti scrittori non leggono, o pochissimo. Un’inchiesta inutile. Anche a futura memoria, come documentazione.Proust, per esempio, riscriveva sempre.: ogni volta che aveva in mano una bozza, la riscriveva da cima a fondo – di(ri)leggeva e (ri)scriveva..
Forse è difficile far vivere gli scrittori, se neppure chiedergli perché li rianima. Ma perché ritenere la scrittura un fatto eccezionale?
Perché scrivete? Rispondono 109 scrittori italiani, “Nord-Est” n. 6
Alberto Forni, Autobiografie di scrittori non illustri

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