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lunedì 8 febbraio 2016

Secondi pensieri - 250

zeulig

Anima – È animale, giusto l’etimo, nel senso che è materiale. Ma non una cosa, è un modo di essere. Non una cosa nemmeno nel senso che intende Nagel, “Mente e corpo”, una proprietà fisica irriducibile alla fisica, al campo d’indagine e alle leggi della fisica. È un corpo cosciente, anche nell’incoscienza. Di una coscienza più perfezionata, o di un corpo più perfezionato, in grado di capire molto di più e funzionare molto meglio di qualsiasi altro organismo animale, cioè anch’esso dotato di corpo.
È il segno distintivo dell’umanità: la capacità di porsi problemi, e in qualche caso di risolverli. È la conclusione dei molti, da Platone e Aristotele a Pascal e Kant, non escluso Spinoza. Certo, è l’anello mancante dell’evoluzione – se l’uomo è ancora scimpanzé ma non del tutto, al 98 virgola qualcosa per cento.   

Connessione – È una forma di adescamento. L’inglese hooked per “connesso”, branché, rende meglio l’idea, che l’aggancio estende al mestiere più antico del mondo (hooker). Siamo connessi in quanto appesi, adescati. Verdone ne ha fatto la satira vent’anni fa in “Viaggi di nozze”, ma la realtà supera la satira: non si vedono più volti in treno, in tram, nelle file in attesa, al caffè e perfino in piazza ma capigliature curve sullo smartphone, in attesa di un messaggio qualsiasi, o intenti a digitare, postare, approvare, disapprovare, rilanciare, twittare, guardare e ascoltare yyoutube, giocare (investire, scommettere, votare perfino). Non farlo è isolarsi, per eccentricità, o decrepitudine. O non il contrario è più vero?

Le ipotesi di McLuhan si potrebbero a questo unto chiamare leggi ferree: il messaggio è il mezzo. Non sono dieci anni che l’iphone è arrivato sul mercato, e ha occupato l’umanità. Negli Usa si calcola una media di cinque ore e mezza al giorno spesa individualmente sui media digitali, la metà su quellli mobili. Con punte anche del doppio, per esempio nei college,  comunque nella fascia d’età 18-24 anni. Uno studio inglese vuole che controlliamo il cellulare 221 volte al giorno, esattamente ogni 4,3 minuti in media – e il calcolo vuole approssimato per difetto,  poiché due persone su tre pretendono di consultare il cellulare meno frequentemente di “altri”. Il mezzo è versatile, lo smartphone vanta la penetrazione commerciale più rapida di tutta la storia della tecnologia, in molti paesi europei, Italia compresa, e negli Usa essendo già arrivata in pochi anni al 50 per cento e più del mercato. Ma questo miracolo non moltiplica la socievolezza, moltiplica l’isolamento, nelle forme della caduta della empatia, e del narcisismo..
Una ricerca americana dà due intervistati su tre “più liberi” con lo smartphone, e uno su tre “al guinzaglio”. Ma la percezione della libertà è di questo tipo, specie tra i ventenni: “evitare gli altri attorno a te”. Il mezzo che avviluppa tende piuttosto a isolare. Anche nella costruzione dei profili e delle reti facebook, all’apparenza un germoglio di socialità: la rappresentazione di se stessi viene distorta, specie nell’età della formazione, proprio per dover essere pubblica - accettabile, amata, ammirata. E in definitiva la connessione serve a cancellare ogni riserva di ansia, cioè di riflessione.

Tutte le relazioni sociali si trovano “in attesa”, e alla lunga disconnesse, dall’invadenza della connessione: la convivialità, l’amicizia, il lavoro, anche l’amore. Che scivola man mano nella prospettiva voyeuristica e onanistica della pornografia. Facebook è lo sviluppo di un programma messo su da Zuckerberg nel college per codificare gli appetiti sessuali dei suoi compagni di dormitorio, flirt, relazioni, “conquiste”. I blind dates in rete non hanno altro substrato che la curiosità sessuale, animale, surrogati di un rapporto personale. La disattenzione è il dato comune.
Le rilevazioni fra gli studenti universitari americani mostrano un crollo sensibile – un dimezzamento – degli indici di empatia, all’interno del college e all’esterno. Sul presupposto che la rete è un punto di contatto migliore, perché “si può uscirne all’istante”, senza danni.

Corpo – Usa contrapporlo all’anima, nel riduzionismo non solo ma anche nella sua vecchia antitesi, la teologia e la morale cristiane. Non così lo intendeva Nietzsche, che si prende per pietra fondativa del riduzionismo, la nuova versione del materialismo – “Corpo io sono in tutto e per tutto, e null’altro”. Il corpo è “corpo”, un organismo che si ascolta e si emenda, in quanto è animato. Il corpo del maiale non ha questa caratteristica.

Perversione – È un concetto più che un fatto (legale, penale), e regressivo. Non regressivo, altalenante: come il comune senso del pudore, che può essere molto restrittivo in epoche di grande permissivismo, e anzi di liberalizzazione totale dei costumi. Il multigender, che si supporrebbe la liberalizzazione della licenza, si vuole invece regolatissimo, protetto dalle leggi. Così come in genere l’erotismo, che si vuole regolato e restrittivo, anzi proibizionista, sancendo la prostituzione e l’adulterio, anche in epoca di copia aperta e di liberazione sessuale. E l’amore degli adolescenti sancendo come abuso mentre impazza la cultura-commercializzazione del teen-ager - lo scivoloso terreno della pedofilia.
L’ultimo best-seller francese – il penultimo, l’ultimo è “Sottomissione”, l’islam al governo – è costruito sul lolitismo, “La verità sull’affare Harry Quebert”. Sulla condanna  di ogni sessualità nei teen-ager, compreso il piccolo esibizionismo della nudità - molte centinaia di pagine si sviluppano sul fatto accertato che una quindicenne ha posato nuda per un pittore. Mentre a Roma è in corso una retrospettiva di Balthus, il pittore che si potrebbe dire delle ninfette, eppure al suo tempo molto rispettato e anzi perbene, direttore dell’Accademia Francese a Roma.

zeulig@antiit.eu

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