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giovedì 17 ottobre 2019

Secondi pensieri - 398

zeulig


Gesù – È figura popolare nell’intellettualità asiatica, anche tra i non credenti. Come figura storica e come parte delle religioni asiatiche. Mentre perde terreno nell’intellettualità occidentale. È motore del “progresso”, della costruzione della storia?  V. Ian Johnson, “The Eastern Jesus”, in “The New York Review of Books”, 24 ottobre,
In India da lungo tempo nei commentatori religiosi – oltre che, va aggiunto, nella persistenza del culto nestoriano in Kerala di cui in Arundhati Roy, “Il Dio delle piccole cose”. .In Corea del Sud e in Giappone come adesione popolare al cristianesimo nella fase postbellica di occidentalizzazione. E ora soprattutto in Cina, proprio fra gli Han, i cinesi-cinesi, il 92 per cento della popolazione, purché entro i limiti posti dal regime: adesione al Partito, disciplina, patriottismo, eccetera.  Con adattamenti altrove della figura di Cristo. Specie in India, dove viene spogliato della nascita virginale, nonché di comportamenti non-etici, quali mangiare la carne e il pesce.
È il motore del “progresso”, della storia-che-si-fa, prometeica?
Contemporaneamente è figura che si perde - stinge, evapora, si dimentica – in Occidente. In quello che si considerava il suo Occidente. 
È questo dellOccidente un affrancamento? Una involuzione? Stinge nell’intellettualità. Che per altro non brilla in questa fase in Occidente – ristagna, la mente come l’economia.

Masochismo - Il masochismo è la forma più dura di sadismo, inscalfibile. Un complesso di colpa che non ha complesso di colpa. O: dove il complesso di colpa si esprime – si esercita, infierisce -  liberamente, senza complessi, senza freni.

Nuovo – È il must di ogni bene intenzionato. Disfarsi del vecchio, pensare e agire “nuovo” – nuovo ha sostituto rivoluzione e rivoluzionario. Ma è approssimato, una mozione della volizione, senza più. Mentre resta vero che “pensare con chiarezza è il primo necessario passo verso la rigenerazione politica”, di G.Orwell, “La politica e la lingua inglese”.

Paternità – In desuetudine perché ingiusta? Nel rapporto padri-figli, secondo il detto notarile “le mort saisit le vif”, il morto entra in possesso del vivo, attraverso i beni che gli trasmette – e attraverso la memoria.
La maternità svolge questo ruolo in vita, con i figli maschi e – nell’antitesi – con le femmine.

Patriottismo – Non è reazionario: è argomentazione di Orwell in guerra, nel 1941, “Il leone e l’Unicorno”, ma con valenza più ampia. V. p.85. “Nessun rivoluzionario è mai stato un internazionalista”, scopre Orwell: l’internazionalismo della rivoluzione francese era imperialista. Lo stesso il bolscevismo, che sotto l’ombrello dell’internazionalismo schiavizzò mezza Europa. O del partito Comunista cinese, dal Tibet a Hong-Kong.
“Il patriottismo non ha niente a che fare col conservatorismo”, è l’argomento di Orwell: “è di fatto l’opposto del conservatorismo, poiché è la devozione a qualcosa che cambia in continuazione e tuttavia è sentito come misticamente lo stesso. È il ponte tra il futuro e il passato. Nessun rivoluzionario è mai stato internazionalista”.

Selfie – “Nevo narra Nevo, che romanzo!”, è entusiasta Piperno dell’ultimo libro del romanziere israeliano. La vita - presunta ovvio, propria o altrui , nel vecchio genere della biografia ora passato alle immagini (docufilm) – come romanzo. Narrazione. Storytelling. Parte dello “storione familiare” freudiano. Ma con una prospettiva accorciata, semplificata: Non l’occhio-memoria di uno su un  altro, ma su se stesso. Con un’accresciuta dunque implausibilità. La plausibilità è quella romanz-ata-esca, ma poi?
Niente mi sembra danneggi per sempre il ricordo di un uomo più dell’autocompiaciemnto. Anche quando si presenta nelle vesti della modestia” è riflessione di Wittgenstein, “Movimenti del pensiero”, 39.

Storia – “La storiografia, seppur la confortino pergamene e decretali, brevi e brevetti, ceralacche e diplomi, è pur sempre una attività dello spirito: la pelle della pecora diplomatica, o il sasso della stele di Lione non impediscono Eràto di esser musa”, C.E.Gadda, “Divagazioni e garbuglio”, 101.
Ib.:”La storiografia presuppone una memoria, una percezione del nostro essere di genti o famiglie umane, che sia vasta e profonda al possibile. Dobbiamo vederci e sentirci consecuzione vivente di chi ha vissuto. E talora alcuno di nostra gente, quando si chiama Livio o Vergilio, rivive e risogna nell’attimo quella che è stata la tragica figurazione della storia”.
Id. p. 145: “Il senso del passato, inteso come necessario supporto della nostra efimera contribuzione  alla conoscenza, si manifesta operante negli spiriti più alti”: Platone, Virgilio, Dante, Michelangelo. Mentre “il verboso epinicio del futuro, per converso,  esplode come trombone in fiera e petardo dalla pseudo-epilessia  del dipoi accademico Filippo Tommaso Marinetti. Pim pùm pàm!” – “il futuro è garentito al limone”.
La storia è sedimentazione. Il futuro invece opinabile: tra il fuoco d’artificio e la trenodia – si è volentieri negromantici sul futuro. È una forma di scongiuro?

Tempo – C.E.Gadda ha “il ruminante tempo”, “Divagazioni e garbuglio”, 129.

Umanesimo – Si tende a farne, con intento celebrativo, un momento storico, meglio se italiano (nazionale), di cambiamento di ottica, dal celeste e soprannaturale, o religioso, al terreno e l’umano, ma altrettanto celestiale, dominato da impulsi di pace e di giustizia – dalla virtù. In identificazione con l’“Occidente”. In antitesi  con la modernizzazione benché anch’essa “occidentale” : il balzo in avanti, la tecnologia, l’indistinto o amorfo planetario, finanche di un postumano – di un Prometeo autodistruttivo. Mentre è un sostrato, il lievito attivo di ogni palingenesi, sia pure distruttiva – quanta distruzione nell’umanesimo classico, dei secoli successivi al Quattrocento, dell’umanesimo storico, fino a oggi, alle vecchie, vecchissime e sempre rinnovate guerre di religione.


zeulig@antiit.eu

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