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domenica 13 ottobre 2019

L’auto diventa cinese

Si celebra, e si finanzia, il passaggio all’auto elettrica a batterie di litio, pur sapendo che pone problemi di approvvigionamento (la rete elettrica, la produzione di elettricità) e di smaltimento delle batterie. E che il futuro pulito è l’idrogeno, l’alimentazione a fuel cell, celle di combustibile: leggere – pesano un dodicesimo delle batterie a litio – e a rifornimento rapido – come per il motore a scoppio, mentre l’elettrico richiede mezze ore.
Si passa alle batterie a ioni di litio perché la Cina ne è la grande produttrice. E vi ha puntato, imponendo quote crescenti, ogni anno, di vendite di auto elettriche. Il regime dittatoriale cinese può permettersi questo tipo di programmazione, e le maggiori case automobilistiche che operano in Cina, Toyota, Volkswagen, General  Motors, vi si sono adeguate.
Nel solo mercato cinese, il passaggio sarà (molto) redditizio. Ma la Cina è già il primo fabbricante di auto al mondo: produce e assorbe un terzo dei 100 milioni di autoveicoli che vanno al mercato nel mondo annualmente. La produzione continua in forte crescita, e dal 2020 dovrebbe cominciare a esportarsi.

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