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venerdì 5 settembre 2014

Gli Stati Uniti d’Europa un’altra volta

Leonardo Ceppa concludeva la raccolta di saggi di Habermas da lui curata, “Nella spirale tecnocratica”, con questa spiegazione: Habermas intende che “il processo dell’unificazione europea rappresenti, nella storia della teoria democratica, un nuovo modello di progetto costituzionale. La sua caratteristica è di non sfociare più in uno Stato centrale unitario (come la Rivoluzione francese), né in uno Stato federale (come la federazione Usa dei «Federalist Papers», bensì in una forma transnazionale, eterarchica e post-statale di democrazia”.
È il progetto politico dell’Assemblea di Francoforte,1848. Prima dell’unificazione bismarckiana. Delle mille e più signorie locali che componevano il mosaico tedesco nel Settecento. Dopo lo Stato come prima dello Stato?
Un numero che si ristampa, dopo la prima uscita alla vigilia delle elezioni a maggio, per i tanti contributi eccellenti. Ma questo di Habermas, “Per una democrazia transnazionale”, è l’unico interessante. Il punto di domanda s’intende pleonastico, ma in senso negativo. Paolo Flores d’Arcais prospetta obbligata l’uscita dal liberismo imperante. Beck auspica un “nuovo cosmopolitismo”. Markaris, che si voleva mediatore culturale, tra Mediterraneo e teutonicità, e anche qui mette avanti un’educazione tra Turchia e Austria, e una tarda grecità, a metà degli anni 1960, quando andava per i trenta, si limita l’Europa “senza anima” – senza colpa di nessuno?
“Micromega”, Stati Uniti d’Europa?, 3\2014, pp. 198 € 15

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