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mercoledì 4 febbraio 2015

Quando il giornalismo era l’Enciclopedia

Non un’enciclopedia di idee forti – per lo più anzi discutibili. Ma una sorta di selfie in molti scatti, rapidi, ripetuti. E la testimonianza di una forma elevata di giornalismo, più che di filosofia quale si presuppone: di riflessione sugli eventi.
L’“Enciclopedia” fu un successo commerciale: passò dalle mille sottoscrizioni benevole raccolte dagli editori sul progetto a oltre quattromila appena il primo volume fu pubblicato. Ma alla fine sarà opera di Diderot, diciassette grossi tomi. Ci lavorò praticamente da solo nei primi otto anni, da fine 1749, scontati quattro mesi di prigione per aver pubblicato la “Lettera sui ciechi”, al 1757. E da solo successivamente, essendo stata l’impresa abbandonata, per le polemiche al Parlamento di Parigi, e le minacce di interdizione, da D’Alembert, divenuto accademico, Rousseau, Voltaire, Turgot e molti altri collaboratori – quasi tutti peraltro a titolo gratuito. Ne scrisse personalmente almeno 1.700 voci, e ne editò (commissionò, revisionò) almeno seimila.
Non se ne è mai fatta un’edizione delle sue voci, perché molte non le siglò a un certo punto più nemmeno col noto asterisco. In italiano c’è solo la vecchia antologia Utet di Furio Diaz, , degli “scritti politici”, comprese le voci dell’“Enciclopedia”.Qui ne sono raccolte cinquanta di sicura attribuzione, Sugli argomenti più diversi. Di suo interesse: storia, storia, naturale, filosofia, religione, mitologia, grammatica. E non: il curatore dell’antologia, M. Jérôme Vérin, ne ha rintracciato sulla geografia, il diritto, la botanica, la chimica, il commercio, la marineria, l’arte militare, la calzoleria, la falconeria, la pasticceria e l’arte dei parrucchieri. C’è anche, in dettaglio, il “clavicembalo oculare”, il pianoforte dei colori, con toni, semitoni, eccetera, del gesuita Castel – che poi non riuscì a realizzarlo. Ma le più lunghe e argomentate sono qui sugli interessi ben diderotiani. Le voci “Autorità, potere, potenza, impero”, “Locke”, “Filosofi” – la voce più lunga sarebbe stata “Bellezza”, ma più lunga forse del volumetto.
Anche più incisive? No, è divulgazione: molto attualizzata, e selettiva, per una lettura sempre breve e conclusa. Benché con punte notevoli, anticipatrici: sulla vita (anima) animale, la vita prenatale, in gestazione, la puericultura (Montessori e il dottor Spock insieme). Nella scelta dell’antologia un pre-darwinismo risalta molto marcato. Sulla traccia di Bouffon ma con l’assertività della divulgazione, Negli articoli “Affezione”, “Bestia animale, bruto”, “Innato”, “Intelletto”, “Filosofia di Locke”, contesta le frontiere tra regni minerale, vegetale, animale e umano, e afferma, attribuendo l’opinione a Locke, di non vedere “alcuna impossibilità che la materia pensi”.
Diderot fu impegnato nell’impresa come redattore più che come pensatore, perché sapeva l’inglese – il primo progetto dell’opera era una traduzione di due opere inglesi, la “Ciclopoedia” di Chambers, e il “Lexicon Technologicum” di John Harris. Molto c’è di inutile e insignificante anche in questa piccola antologia. E tuttavia impressiona il grado elevato di comunicazione: precisione, correttezza, rispetto per i fatti e le idee non condivise, per esempio per la religione.
Denis Diderot, L’Encyclopédie. Articles fondamentaux, Mille et une nuits, pp. 148 € 4,50

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