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giovedì 1 ottobre 2015

Secondi pensieri - 233

zeulig

Dio – Non è un sentimento: “Dio è certamente essenziale ad alcune religioni, come il Re è essenziale al gioco degli scacchi. Ma le cose importanti in qualsiasi religione, e certamente le idee più importanti della religione cristiana, non derivano dalla nozione di Dio”. T.S.Eliot ribalta in una recensione-saggio finora inedita una serie di credenze comuni.
È la recensione a due volumi di Alfred North Whitehead, “Science and the Modern World” e “Religion in the Making”, due lezioni Lowell che il matematico filosofo di Cambridge aveva tenuto a Harvard nel 1925 e nel 1926. La nota,  di cui la “New York Review of Books” anticipa la pubblicazione, la prima in volume, il terzo delle opere complete in otto volumi, doveva uscire, proposta da Eliot, sul terzo numero di “The Enemy”, la rivista di Wyndham Lewis, nel 1927, sotto il titolo di “The Return of Foxy Grandpa” – un personaggio dei fumetti a strisce quotidiane in cui il nonno ha sempre la meglio su due inventivi nipoti. Il terzo numero di “The Enemy” uscì poi nel 1929, senza la recensione. Che però è rimasta negli archivi della rivista, pronta in bozze.
Eliot aveva forse cambiato idea sulla risposta a Whitehead: a Edmund Wilson, che gliela aveva chiesta per “The New Republic” negli Usa, rispose che voleva rivederla. È una nota atipica, di un n
Eliot formidabile polemista, pieno di ironia. Innalza Whitehead a varie altezze, per una serie di smash  imprendibili. Finisce comparando sfavorevolmente i “soporifici elisir del professor Whitehead” con Babbitt, il teorico poco credibile del Nuovo Umanesimo.
L’argomento di Eliot però non è semplicistico. È contro la religione intesa come sentimento religioso – quello che oggi si sente diffuso, insieme pietistico e irridente, in televisione: “Ci fu un tempo quando le parole “cristiano”, “ateo” e “agnostico” significavano qualcosa di definito. Se devono continuare a significare qualcosa di definito, allora un quarto termine deve essere inventato per la larga classe di persone che include il professor Whitehead. Sono “religiosi”, senza attenersi a nessuna religione…”. A questa forma di religiosità oppone il teologo T.E.Hulme: “Pochissimi dopo il Rinascimento hanno realmente capito il dogma, certamente pochissimi all’interno delle chiese in anni recenti. Se sembrano occasionalmente perfino fanatici sulla lettera del dogma, questo è solo l’esito secondario di una fede in realtà fondata sul sentimento. Certamente nessun umanista potrebbe capire il dogma. Tutti chiacchierano su questioni che sono al paragone nozioni abbastanza secondarie - Dio, Libertà e l’Immortalità”.
Una nozione restrittiva o larga di Dio? 

Futuro – È un passato. E più nell’apocalittica, fantascienza compresa. È un futuro anteriore. L’altro è lasciato ai profeti. Cioè sempre all’immaginazione, ma a una non legata all’archivio.

Heidegger Un politicante – la passione politica ha avuto sempre vivissima? Al fondo lo è, un Marx di destra, autoritario, seppure non dichiarato.
Lo ha scoperto Buber (“Validità e limiti del principio politico”, 1953), in tre mosse: 1) “Il carattere assoluto dell’essere è ormai nella nostra epoca fuori discussione”, 2) “La relativizzazione dei principi più elevati, oggi così caratteristica e frequente, si è arrestata davanti al principio politico”, 3) “Il pragmatismo, che sta alla base della relativizzazione, ha sostituito la fase individuale… con la sintesi collettiva. La verità non è più quella che è utile all’io, bensì quella che serve a noi”. Collettività è il proletariato in Marx, il popolo in Heidegger. Entrambi derivati da Hegel: “Anche l’esistenzialismo di Heidegger ha le sue radici.nel pensiero di Hegel… Come per Hegel la storia del mondo è il processo assoluto attraverso cui lo spirito raggiunge l’autocoscienza, così per Heidegger l’esistenza storicizzata è la luce che illumina l’essere”.
Con una conseguenza poco conseguente. Per Marx e Heidegger non esiste la possibilità che il tempo non sia un ente finito, autosufficiente e autonomo, e non ritengono affatto che ogni tentativo di pensarlo come tale si esponga in realtà all’assurdo: “L’assolutizzazione del tempo storico e della storia può portare il filosofo eccessivamente calato nel proprio tempo ad attribuire lo stesso carattere assoluto, che sconfina nella possibilità di determinare il futuro, alle istituzioni di potere dello Stato. Il fantasma del successo può così salire sul trono divino del potere assoluto”. Heidegger poi Buber a sorpresa lega a Jakob Grimm, il fratello che scrisse la “Deutsche Mythologie”. A proposito di Hegel “che scrive: «Lo Stato, la patria, costituiscono una comunanza dell’essere», Jakob Grimm è riuscito ad avere in proposito una visione più naturale”. E Heidegger con lui: “Dal punto di vista concreto, nella vita vissuta, egli specifica una importante singolarizzazione, che rimanda ai miti primitivi, nei quali la creazione del mondo è raccontata come creazione del piccolo territorio di appartenenza della tribù”
Ma non lo è chi non lo veda, se lo legge – il filosofo del Volk.

È un hegeliano. È Hegel che ha il “popolo”, in chiave primo Ottocento (coi romantici, Michelet e altri), lo “spirito del popolo”, che “si pensa e si vuole divino”, e “Dio nello Stato”, il  “Dio reale”, che si realizza nella conoscenza, nel “popolo”.

Marx - Un apocalittico. Contabile minuto, preciso, inappellabile, e tuttavia profetico senza scmapo: apocalittico – il profeta si distingue per proporre futuribili e non per asserirli.
È anche antiumanista - più radicalmente di Heidegger, p.es.: non c’è soggetto nella sua storia..

Messaggio – Si rivolge a determinate persone, in determinate circostanze, a determinati fini: è contestuale. Anche quello religioso: si riferisce sempre a circostanze specifiche. Nasce da qui l’ermeneutica.

Storia – È contestuale. Fuori contesto può essere qualsiasi cosa. Napoleone ha cominciato la carriera in Egitto, ma lì non è visto come in Europa – se non tra gli europei di Ghezira e di Alesandria. Si prenda il Mosè della Bibbia e un Mosé egiziano – tanto più se il vero Mosè era  egiziano, come Freud e altri illustri studiosi ebrei vogliono: sicuramente non sarà lo stesso.

zeulig@antiit.eu

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