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mercoledì 4 maggio 2016

Il mondo com'è (260)

astolfo

Corruzione – La borghesia si costituì in Italia impadronendosi della manomorta, soprattutto, e degli usi civici. Questo è un fatto, ed è all’origine - uno dei fattori – della corruzione: l’accumulazione non è in Italia il frutto tanto dell’abnegazione e la fatica, con la fortuna seconda, quanto dell’intrallazzo. Rubando cioè i beni della chiesa, soprattutto. E in alcuni casi della comunità: i diritti comuni immemori di pascolo, taglio, coltivo, rifornimento idrico dei contadini, sui terreni ex feudali, in gran parte demaniali. Con lo sfoggio di etica caratteristico dei corrotti, per esempio nell’antindustrialismo - l’industria la borghesia italiana, quella professionale (giudici, avvocati, burocrati) disprezza perché s’è abituata a guadagnare senza pagare, coi beni della chiesa e delle comunità. 
Si procedette senza neppure ipotizzare la necessaria riforma agraria. I borghesi si appropriarono a poco o nessun prezzo terre e beni che i contadino possedevano, seppure di proprietà degli enti ecclesiastici. Oppure coltivavano gratuitamente.
La manomorta era costituita di beni quasi sempre in uso ai contadini poveri, oppure a beneficio dei poveri e gli ammalati - a Napoli per esempio: il laico Pasquale Villari ne fece l’oggetto di una delle sue denunce più veementi subito, nel 1862, nelle “Lettere meridionali”. Ancora nel “Gattopardo”  Tomasi registrava la manomorta come “il patrimonio dei poveri”.

Le leggi eversive furono dettagliate, e originarono un censimento minuzioso. Di cui però gli elenchi si sono perduti. La vendita si fece, anche questo è certo, senza beneficio per lo Stato.  
L’unico elenco che esiste, ma solo degli ordini religiosi espoliati, è quello ricostruito da Umberto Eco per il “Cimitero di Praga”, del buon re Carlo Alberto, buon praticante, che si prese i beni dei gesuiti, nell’ambito della lotta laica anti-gesuita, ma anche dei “gesuitanti”. A proposito dei quali Eco tenta l’elenco degli spossessati. Propriamente “gesuitanti” erano considerati gli oblati di san Carlo e di Maria Santissima, e i liguoristi. I religiosi cioè attivi nella società. Ma all’elenco furono aggregati, da Carlo Alberto e da Vittorio Emanuele II, anche gli ordini mendicanti, contemplativi, e tutti quanti: canonici lateranensi, canonici regolari di sant’Egidio, carmelitani calzati e scalzi, certosini, benedettini cassinesi, cistercensi, olivetani, minimi, minori conventuali, minori dell’osservanza, minori riformati, minori cappuccini, oblati di santa Maria, di nuovo, passionisti, domenicani, mercedari, servi di Maria, padri dell’Oratorio, e poi clarisse, crocifisse, celestine o turchine, battistine.
Quanto agli oggetti di esproprio l’elenco possibile è nutrito, ma per difetto: furono distrutti i Monti frumentari e il vecchio Credito fondiario, e furono venduti al ribasso i beni ecclesiastici, in aste deserte al prezzo minimo. Dopo la spoliazione delle chiese, ci fu l’esproprio dei conventi, il saccheggio delle casse e le case dei governi destituiti, e a Roma perfino delle biblioteche, al Collegio Romano, a Sant’Andrea della Valle, al museo Archeologico, e del museo Kircher, luogo di meraviglie, l’usurpazione dei beni comunali e dei diritti comuni, di pascolo, caccia e pesca, e di coltivo, la dislocazione delle Opere pie, l’affrancamento dai canoni enfiteutici.
Le leggi eversive non tralasciarono nulla: case, palazzi, opere d’arte, arredi, argenti, i banchi e le campane delle chiese, i libri, i mobili, con i terreni. Un’aggiunta incalcolabile, non disposta ma non perseguita, fu l’appropriazione libera di naiadi, erme, putti, torsi, anfore, colonne, antesignani dei nani nei giardini e nei salotti.

Debito – È stato sempre, da quando è nato in Italia, un onere pesante. Altrove il debito ha una funzione sociale: finanziare i servizi, le opere pubbliche, la difesa, etc. E si determina quando la spesa supera l’attivo, le attività e il rendimento del patrimonio. In Italia non c’è l’attivo. A fine aprile 1861 il ministro delle Finanze di Cavour, Pietro Bastogi, istituì il Gran Libro del debito pubblico, nel quale confluirono i debiti degli Stati preesistenti all’unificazione. Ma non gli attivi: gli immobili, gli arredi, le quadrerie, i terreni, dei principi deposti e le loro corti, e dei principi della chiesa. O, nel caso dei Borboni di Napoli, dell’attivo della finanza pubblica. In dieci anni, dal 1861 al 1871, il Gran Libro registrò un abbondante raddoppio del debito dell’Italia in rapporto al suo prodotto, dal 36 all’80 per cento.

Germania – Olivier Guez, l’autore de “La caduta del Muro”, riscontra in “L’impossible retour, histoire des juifs en Allemagne après 1945”, con elementi precisi (burocrazie, carriere politiche, tribunali), il noto fatto che la Germania ha proceduto a un esame di coscienza sulle responsabilità del nazismo e della guerra solo a fine anni Settanta-primi Ottanta. Quando un ricambio generazionale era intervenuto, con i nati post-bellici - e dopo il cancellierato di Willy Brandt, è da aggiungere. Prima pagava e armava Israele, ma per un sentito comune anticomunista. Così come non contestava l’analisi postbellica di Jaspers sulla Colpa imprescrittibile – la Colpa maiuscola: semplicemente la riteneva un’opinione, di un filosofo.
Guez fa in particolare la storia del giudice Fritz Bauer, ebreo emigrato, che riprese il suo posto dopo la guerra, e si applicò alla caccia dei nazisti colpevoli di crimini, ma era ritenuto un originale e un rompiscatole.  – fu lui a indicare al Mossad israeliano il rifugio di Eichmann in Argentina, dopo che la Germania si era rifiutata di chiederne l’estradizione. Ma più in generale non si era proceduto in Germania a  una denazificazione severa – così come, del resto, in Italia: i gradi alti della burocrazia, compreso il giudiziario, e della stessa politica erano occupati da persone che in varia misura erano state legate al regime nazista. E soprattutto condividevano l’opinione comune, per quanto riservata, che la Germania aveva solo perso la guerra, non si era macchiata di delitti. Gli ex SS erano pensionati, anche in luoghi remoti, mentre non c’erano pensioni per chi aveva praticato la Resistenza o era stato vittima del regime hitleriano.
Sul non perseguimento in Germania di responsabili tedeschi di crimini di guerra molto è stato indagato e attestato negli ultimi decenni da storici tedeschi. Specie per quanto riguarda le stragi in Italia sotto l’occupazione, le meglio documentate. Ma la giustizia è sempre pro reo. Il Tribunale di Kempten, Baviera, ha rigettato nel febbraio 2015  l’istanza di estradizione in Italia di un cittadino tedesco condannato all’ergastolo per strage con la motivazione: la richiesta “non soddisfa i requisiti minimi di uno Stato di diritto”. Anche se le garanzie sono tutte nella procedura italiana a favore dell’imputato. Mentre in Germania chiunque può essere interrogato senza avvocato, non c’è praticamente prescrizione, e non ci sono i tre gradi di giudizio.

Islam – “Se l’islam non è politico non è niente”, è lo slogan del neopresidente islamico della Francia nel 2022 nel romanzo di Houellebcq, “Sottomissione”. Il presidente la Francia con solide politiche, della demografia, dell’istruzione, dopo anni di chiacchiere inconcludenti. Ma, se ha un senso, lo slogan è nel senso della sharia, dell’applicazione delle legge islamica. A cominciare dalla stessa istruzione, che obbligatoriamente deve contemplare l’arabo del Corano. Su base volontaria, ma dirimente, per la funzione pubblica e lo stesso insegnamento. E poi con la condizione generale della donna, con la (non) parità dei diritti, col patriarcato legale, fino alla poligamia.

È sempre stato alternativo al cristianesimo. Si moltiplicano le storie del Mediterraneo come melting pot  tra l’Europa e il mondo arabo, tra il cristianesimo e l’islam. In sostanza, come luogo d’incontro, di coabitazione. Ma non si dice l’essenziale: che le due confessioni e i due mondi si sono mutuamente esclusi. In ogni fase dei quasi millecinquecento anni di storia comune. Non si sono amalgamati, né di fatto e neppure in ipotesi, perché si confrontano sulla base di una inalienabile alterità. Non si è ripetuta nel Mediterraneo post-Roma l’esperienza dell’impero romano, multinazionale e multiconfessionale, perché nessuno dei due fronti ha mai prevalso, e soprattutto perché nessuno dei due fronti ha mai provato a prevalere nel sentito romano, della legge uguale per tutti. Entrambi hanno privilegiato la loro identità, in primo luogo confessionale.
Quando i cristiani hanno messo piede nel Medio Oriente, con le crociate, la loro hanno voluto un’esperienza di conquista, quasi in senso feudale, della costituzione di signorie esclusive. Gli arabi in Sicilia, e nel regno di Granada, e i turchi poi a Costantinopoli, non hanno governato in senso pluralistico, delle molte genti e molte fedi, ma confessionale, le chiese trasformando in moschee etc. La Francia socialista ha tentato nel secondo Ottocento di fare l’Algeria francese, con larga emigrazione, che però non si amalgamò, non uscì minimamente dallo statuto coloniale, dell’occupazione, e della doppia condizione civile – e fu poi evinta con la guerra d’indipendenza 1958-1963.  

Purezza - Simone Weil trova un solo caso di purezza in tutta la storia romana, del padrone nascosto e salvato dalle prescrizioni dagli schiavi, che si consegna ai persecutori quando questi infieriscono sugli schiavi che lo hanno salvato. Nella storia greca, che ammira, non trova, “forse”, di puro altro che Aristide, Dione l’amico di Platone, e Agis il re socialista di Sparta, ucciso giovinetto. Nella storia della Francia, allora occupata dai tedeschi e quindi compassionata, si è no Giovanna d’Arco. Che ci troverebbe di puro nella storia d’Italia, che pure è paese antico, onusto, e libero, da pregiudizi, stereotipi, valori, grandezze? La storia è impura. 

Si usa da qualche tempo la morte quale artificio rivoluzionario: più morti più purezza. Argomento folle. Non fosse una furbata politica. La purezza khmer restaurava il compagno Pol Pot, mite ex studente alla Sorbona di Parigi, col machete in Cambogia – sopravvivevano quattro cambogiani su cinque, una quota alta di adesioni al comunismo per eliminazione. La purezza instaurano i movimenti islamici, col machete e anche col mitra.

astolfo@antiit.eu 

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