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mercoledì 4 maggio 2016

Le culture s’incontravano a Taormina

Storie dell’incontro di due culture, della giovane inglese trapiantata a Taormina alla fine della guerra, per l’eredità ingombrante di un villone con giardino che non sa come gestire, e dei tanti personaggi locali e di passaggio – la villa sarà trasformata in “locanda”. Una vita felice, benché non scelta – quando scrisse questa memoria, nel 1999, Daphne Phelps aveva 86 anni (morirà a fine novembre 2005) – con una serie di familiari, camerieri, cuoche, giardinieri, spicciafaccende, tanto modesti quanto attraenti. Gli anglosassoni di passaggio di riguardo non lasciano buoni ricordi: Caitlin Thomas, la vedova ubriacona del gentile Dylan Thomas, il tycoon “Gaylord” Hauser, che sempre sta per sposare o comunque ospitare Greta Garbo, il botanista Collingwood Ingram,  Tennessee Williams, Roald Dahl.  C’è anche, modesta e molto alla mano, la regina Guliana d’Olanda. E un Bertrand Russell inedito nei suoi ultimi trenta anni, di cui Daphne Phelps fu ospite a lungo negli Usa durante la guerra, e che poi ospitò spesso a Taormina, vittima della terza giovanissima moglie. Gli “altri” sono una galleria di personaggi straordinariamente ordinari. Tutti popolani, compresi i braccianti e manovali che “scoprirono” Gela, capitanati da Dinu Ademesteanu. Personaggi semplici, spesso analfabeti, che però hanno tutti storie complesse, multistrato: singolari, singolarissimi, nella loro insularità, leali all’estremo nella cultura della riserva mentale, pasticcioni e semplificatori – c’è sempre una soluzione.
Più che un omaggio a Taormina, e alle “persone di casa”, la testimonianza è alla fine un quadro non conformista del rapporto padrone-servo. Che è delicato, inventivo, generoso, da una parte e dall’altra, e non rancoroso o distruttivo. Anche negli scavi di Gela: gli archeologi impongono agli scavatori, ignoranti, analfabeti, l’obbligo della scuola serale per l’assunzione, fuori orario, e tutti – quelli che accettano - si appassionano poi al lavoro. Il libro è dedicato a Concetta Genio che per decenni è stata la cuoca, la complice e la “risolutrice” della “signorina”. Che non trova parole sufficienti per dirne la bellezza e l’intelligenza.
La cosa che più sfavorevolmente colpisce Dahne Phelps, tra le tante differenze, è la burocrazia contorta – inutile e contorta: le pensioni sociali e di vecchiaia pagate per esempio in ritardo di anni. E le lettere anonime. Sono due le cose che non digerisce, e sono a ben vedere la vera “linea della palma” che ha sommerso l’Italia - non la mafia come Sciascia ipotizzava:  la mafia produce anticorpi, la “buona ragione” è inattaccabile.

Daphne Phelps, Una casa in Sicilia, beat, pp. 350 € 9

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