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giovedì 24 novembre 2016

Secondi pensieri - 286

zeulig

Animalismo – Fa la tara della “diversità” dell’uomo. L’evoluzione dall’ominide all’uomo prometeico è stata rapidissima. Le specie animali al confronto sono statiche.

Connettività – Riduce e non moltiplica, come vuole il senso comune, la creatività. L’originalità si è coltivata storicamente nella discontinuità, e quasi nella separatezza, seppure in un humus necessariamente fertile. La connettività, la comunanza piena e costante, seppure libera e solo un po’ condizionata, appiattisce e non acumina, come un terreno troppo dissodato.
Era questa del resto la conclusione dell’etnologia prima di internet e whatsapp: la separatezza moltiplica e accresce la creatività. Mentre la comunanza disarma lo spirito creativo, riducendolo al confronto, a una sorta di guerra di difesa, di trincea – senza eliminare come di proposito le tensioni e gli odi “razziali”, anzi acuendoli proprio per l’eccessiva vicinanza (l’area di indifferenza, se c’è, si elimina?).

Eterno – È una funzione. È il momentaneo eternizzato, una funzione del tempo perpetuo, immutabile, metronomo.

Fiducia – È massima, si richiede massima, nei rapporti economici (la finanza, il mercato), affettivi (la coppia), anche semplicemente digitali, di relazione a distanza, tra sconosciuti. Nel mentre che perde di valore: la fiducia tradita, in affari e in amore, è e si vuole asettica, senza colpa.
Il tradimento è anche senza conseguenze, e anzi voce eccessiva, da  derubricare – come se fosse al contrario, che il tradimento è scontato in ogni relazione.

Freud – Ha costruito una razionalità (altamente) irrazionale. Derogando – ma già nei fondamentali: Edipo e altri miti – al suo contributo principale, contributo scientifico: la possibilità (ricerca) di dare fondamento razionale a fenomeni che si presentano irrazionali.

Lévi-Strauss – Antonomastico del pensare scientifico, avendo fatto piazza pulita del naturale nella vita sociale e politica - che non è una grande scoperta, ma bisognava farla.  Si è “naturalizzata”  la società, la cultura, per non saperla-poterla spiegare facendola uscire dal pre-sociale: faceva comodo, e si è convenuto, che la società fosse essa  stessa “naturale”, un fatto su cui non bisogna porsi problemi. Ma non c’è società, cultura, se si nega l’opposizione, logica se non di fatto, tra ordine naturale e ordine culturale: “La costanza e la regolarità esistono, a dire la verità, nella natura come nella cultura. Ma, nella prima, appaiono precisamente  nel campo in cui, nella seconda, si manifestano il più debolmente, e all’inverso. In un caso il campo è dell’eredità biologica, nell’altro quello della tradizione esterna”.
Antonomastico del pensare scientifico umanistico. Il suo criterio è semplice, elaborato nella stessa opera, “Le strutture elementari della parentela”: “Dappertutto dove la regola si manifesta, sappiamo con certezza di essere nel campo della cultura”. Dove la regola è sempre relativa, particolare. All’inverso che nel campo della fisica, o della materia, dove la regola è dell’universalità: dell’obbligo, della necessità.

O del pensiero in formazione, lui è uno che lo sottolinea, in continua trasformazione. Per nuovi eventi, riesami, revisioni, letture, conversazioni, frequentazioni. Di un autore si fissano le idee, si tende a farlo. Mentre esse sono in costante trasformazione, se sono d’autore è quasi una tautologia, per adeguamenti, affinamenti, anche rovesciamenti. E tanto più quanto più sono fertili.
Invece che fissare il pensiero (la ricerca), si può con più costrutto ricostruirne l’evoluzione, anche questo è un procedimento euristico. Ma non senza approssimazioni. “Ricostruire un itinerario è una cosa, per me, estremamente difficile”, difficile per lo stesso autore, nel caso Lévi-Strauss.

Linguistica – Sarebbe – è – la scienza del cervello, poiché ne dà le regole di funzionamento. I meccanismi, se non la causalità originaria. E però si trascura in tutti i filoni di ricerca impegnati nel disboscamento dell’attività cerebrale, dei neuroni. Siamo in un nuovo positivismo – che tiene conto dei limiti del positivismo (ma non molto).

Magia – È sempre attiva, in pieno scientismo. Ne è anzi la pietra angolare, al fondo, inconscia e non: che l’uomo sia altrettanto “creativo” che la natura – scossa tellurica compresa? sì.

Male – Ha di inevitabile la possibilità. Se il tappo – del dentifricio, del dopobarba, delle pillole, può cadere dentro lo scarico del lavandino, cadrà. Si può quindi prevedere, e almeno in molte sue manifestazioni, prevenire. Si può evitare che il tappo otturi il lavandino. Che il bottegaio bari sul peso. Che il marito uccida la moglie. Non si può prevenire l’evento naturale, ma sì presentirlo e circoscriverlo: non si può evitarlo, ma se ne possono ridurre o evitare gli effetti. Con un’accorta urbanistica delle coste e delle faglie sismiche, con la canalizzazione delle acque, e il drenaggio delle stesse con la forestazione. Si possono evitare naturalmente le guerre. La filosofia non è d’accordo, ma ha torto. Si possono evitare proprio - soprattutto – per accordo (procedure di conciliazione o di giudizio, calcolo costi\benefici). La malattia si circoscrive, riduce, guarisce anche, in continuo, con l’applicazione.
La morte è un altro discorso – l’interruzione del tempo.

Nietzsche - O della tentazione fascista. Tarmo Kunnas ne è certo, avendo analizzato assiduamente Nietzsche, prima di sistematizzare il Novecento letterario, larga parte di esso, nel totalitarismo. E una traccia propone palese, seppure inavvertita: che Nietzsche è ricorso di sinistra, oltre che di destra. Illustrandola con l’aneddoto di Hamsun, che afferma: “Nietzsche mi ha aiutato a divenire fascista”. Ma, commenta Kunnas, “non poteva dire che Nietzsche è fascista”.

Storia - In “Razza e storia”, 1961, Lévi-Strauss contesta la classificazione allora in voga tra storia stazionaria – “primitiva” - e storia cumulativa – europea, occidentale. La storia è per lo più stazionaria, argomenta. Solo di tanto di tanto evolve. Ma non ordinata a un metro: “L’umanità in progresso non assomiglia certo a un personaggio che sale una scala, che aggiunge con ogni suo movimento un nuovo gradino a quelli già conquistati; evoca semmai il giocatore la cui fortuna è suddivisa su parecchi dadi e che, ogni volta che li getta, li vede sparpagliarsi sul tappeto, dando luogo via via a computi diversi. Quel che si guadagna sull’uno si è sempre disposti a perderlo sull’altro, e solo di tanto in tanto la storia è cumulativa”.
Ma, poi, la storia è in rapporto al punto di vista: non si riconoscerà vivacità  o brillantezza a una storia che per noi non dice nulla. Lo sviluppo è un fatto, è quantità di energia. Il progresso è storia – oggi si dice narrazione.

Tempo - È scansione ma costituzionalmente finita. Il tempo non tempo, l’eternità, è invenzione umana, per il procedimento costante di definizione-differenziazione, che meglio si pratica per antitesi.

Vita – È il tempo. Sia circoscritto, come più spesso è nel suo fluire “perpetuo”, sia eterno – eternizzato.

zeulig@antiit.eu

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