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giovedì 24 novembre 2016

La classe operaia è multinazionale

La classe operaia è sempre più europea, integrata con lavoratori provenienti da altri paesi europei, e sempre più immigrata, alimentata dai lavoratori extraeuropei. Un’inchiesta di Piermaria Davoli su “Lotta Comunista” dà le cifre di questa nuova realtà. Che la Confindustria e il Medef, la confindustria francese, registrano da tempo e ingigantiscono per il futuro.
La Confindustria giudica che “dalla fine degli anni Novanta l’immigrazione ha spinto l’economia italiana in modo decisivo”. Stima intorno al 9 per cento al quota di valore aggiunto attribuibile ai lavoratori stranieri. E auspica un aumento dell’immigrazione. Il Medef, meditando sul “suicidio demografico europeo”, prevede che entro il 2050 esso si tradurrà nella mancanza di 50 milioni di lavoratori , se l’economia vorrà mantenere i ritmi attuali di crescita, benché deboli. A meno che le mancate nascite non siano compensate dall’immigrazione.
La Confindustria dice “necessario che i flussi di immigrati tornino sui livelli pre-crisi”. Ma di fatto li avevano superati già a fine 2015 - malgrado la “collisione storica” del terrorismo. Nel 2015 l’occupazione in Europa si è riavvicinata ai livelli del 2008, ma gli immigranti occupati sono cresciuti di più: da 15 a 17,5 milioni. E da 1 occupato su 14 a 1 uno 13.
Di più gli immigrati sono aumentati nel Cuore Europa (Italia, Germania, Francia, Benelux, Svizzera) + Uk, e di più nell’industria e nelle costruzioni. Un operaio su 10 nel Cuore Europa+Uk è ora immigrato, con una crescita netta di mezzo milione l’anno (Germania 3,9 milioni, Uk 3,1, Italia 2,3, Francia 1,4, Svizzera 1,1 – un quarto degli operai della Confederazione). Il Nord Europa è passato da 1 su 17 a 1 su 14. Il Sud Europa va in controtendenza, per l’espulsione di un milione di immigrati dalla Spagna in conseguenza della crisi, passando da un operaio su 9 a 1 su 11.
Nell’industria 1 operaio su 10 è ora immigrato nel Cuore Europa+Uk, il 10,2 per cento, quattro milioni su quasi 41 (Germania 0,8, Italia 0,5, Uk 0,4, Francia 0,3). Nel Nord Europa gli operai immigrati sono 1 su 7, il 13,3 per cento.
Nell’agricoltura solo 1 addetto su 14 è immigrato. Ma il peso raddoppia nel Sud Europa, per i raccolti stagionali, e in zone a specializzazione agricola altrove, per esempio in Est Anglia. Una quota che probabilmente è maggiore, poiché molta occupazione non è in questo settore registrata in alcun modo.
Lo stesso è da supporre nell’edilizia. Dove i numeri ufficiali sono però già elevati: su 19 milioni di addetti quasi tre sono gli stranieri, europei o extraeuropei.
Il lavoro immigrato copre la metà dei servizi domestici e alle persone, un settore che registra quasi tre milioni di lavoratori. Ma anche qui molta occupazione in nero non  registrata in alcun modo.

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