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lunedì 21 novembre 2016

Lo spettacolo non è per le masse

Lo spettacolo è comunicare col diavolo. Alla fine il trattato è questo, una predica. Ma Tertulliano, il primo dei grandi berberi della cristianità, prima dei santi Cipriano e Agostino, è anche lui un grande scrittore, oltre che un teologo – il primo: argomentò la Trinità, benché tardo convertito, sui trent’anni. La sua arringa contro gli spettacoli, del circo, dell’anfiteatro e del teatro, è anche una miniera di etimologie e di festività. La prima guida al mondo romano delle feste, del 200 circa d.C., che si avviava a prendere dopo pochi decenni la metà delle giornate dell’anno. Una testimonianza anche, vivace, della crudeltà romana.
Una curiosità è che il trattato fu scritto in velata polemica col papa Callisto, che con un breve aveva “depenalizzato” l’adulterio e il sesso – la permissività non è nuova nella chiesa. Resta da accertare, sullo fondo di questo rifiuto filosofico e quasi teologico del divertimento (“ludus”), se esso è un peccato contro Dio, oppure, come voleva Debord cinquant’anni, un trucco del capitalismo, un’alienazione indotta delle masse. Ma sempre resta che le masse non si devono divertire.
Tertullien, La première société du spectacle, Mille-et-une-nuits, pp. 92 € 3,50

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