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martedì 23 luglio 2019

I banchieri delle indulgenze

I Medici di Germania. Ma con più capacità, o fortuna, politica: sono stati la forza, dietro gli Asburgo e Carlo V in particolare, degli assetti dell’Europa come si sono configurati nel Cinquceneto, contro la Francia di Francesco I, e contro la Riforma - almeno in un primo tempo. All’ombra del Sacro Romano Impero della Nazione tedesca, come si era venuto a chiamare, con denominazione quasi ufficiale, con Carlo IV del Lussembrgo, nel 1346 eletto re di Germania e nel 1354 incoronato a Roma imperatore. “Abili tessitori”, come sono qui definiti, “di fustagno e di destini”.
Comune con i Medici ebbero l’arte dela lana, o della tessitura. E il prestito. Secondi, dietro i Lombardi e i Toscani, ma più decisivi sul piano politico. Senza scrupoli, di nessun tipo. “I Fugger meritano di chiamarsi i re delle cortigiane”, poteva tuonare Ulrich vin Hutten, l’umanista che si schierò con Lutero comtro la curia romana, “essi comprano dal papa ciò che rivendono poi a più alto prezzo, non solo benefizi ma anche grazie permanenti”. Per Carlo V comprarono, letteralmente, lo attesta una sollecitazione scritta di Jakob Fugger indirizzata allo stesso sovrano, la corona imperiale, finanziandone la campagna elettorale – i donativi ai principi elettori. Ne finanzieranno anche la guerra contro la Lega francoitaliana di Cognac, il cui primo atto sarà la discesa di quattordicimila Lanzichenecchi, servi della gleba (Landsknecht), in buona parte luterani, a Roma con libertà di saccheggio per una settimana, dal 6 al 14maggio 1526 – era a capo della banca Anton Fugger, 33 anni, di cui sei passati a Roma, alla corte palale. Con Leone X Medici al soglio, furono i gabellieri delle indulgenze, che spinsero Lutero alla rottura. Già dal 1508, regnante a Roma l’antitedesco Giulio II, avevano ottento la privativa del conio delle monete papali d’argento, “che portavano come contrassegno una F incisa, sorgente da un anello, oppure il marchio di fabbrica dei Fugger, un bidente con un piccolo anello”.  Si diceva in Spagna nel primo Cinquecento: “Ricco come un Fugger”.
Un repertorio che è una miniera, della storia non detta. La fortuna durò poco. Filippo II, appena salito al trono, col padre ancora vivente, avviò con i Fugger quella che poi sarà la sua condotta di regnante: negare il rimborso dei prestiti che venivano a scadenza, proponendo fedecommessi remoti e altre alternative palliative, o intentando processi di scontata conclusione. La pratica era stata avviata dal coerede di Filippo II, Ferdinando I d’Austria: s’imbastivano processi contro mercanti di secondo piano, che, messi alla tortura, denunciavano connivenze o manovre dei Fugger. Lo stesso Filippo II passava di bancarotta in bancarotta.
Gli interessi dei Fugger saranno liquidati nel primo Seicento da Ambrogio Spinola e altri banchieri genovesi, i nuovi finanziatori della corona spagnola – che la Spagna poi non ripagherà…

Angelo Cerino (a cura di), I Fugger e la banca d’affari

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