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domenica 21 luglio 2019

La giustizia delle vaiasse

Muore con osanna unanime il giudice Borrelli, l’uomo che inventò e impose la giustizia politica, il più turpe dei delitti – carpisce la fiducia e non è punibile. L’organizzatore della più feroce caccia alle streghe da quando le streghe non esistono più. Dalla quale lasciava fuori, con ritaglio millimetrico, il Pci e gli andreottiani. Oltre che Milano, la città di tutti gli intrallazzi.
Una perfomance che ripetè alla giustizia sportiva. Tenendo fuori con cura l’Inter, perché Moratti contava nella Milano che conta. Sempre con lo stesso manipolo di fedeli esecutori nella polizia giudiziaria, scelti nella Guardia di Finanza – gli stessi con i quali aveva disposto migliaia di perquisizioni, a nessun fine se non spettacolare.   
Inutile ripercorrerne i fasti. L’uso di un giudice, Di Pietro, che confessava (sul “Corriere della sera”) di avere intascato cento milioni da un suo inquisito e di averglieli restituiti in una scatola da scarpe.  Salvo liquidare – senza più l’andreottiana prudenza – a male parole lo stesso quando pensò di mettersi con Berlusconi invece di perseguirlo. Il concilio quotidiano con Scalfaro, col falso avviso di reato a Berlusconi alla vigilia del congresso internazionale sulla criminalità. Le “guerre per gli spazi” che la sua Procura alimentò per quasi un decennio nel palazzo di Giustizia di Milano – fino ad avere il doppio dei cessi dei Tribunali e delle Corti d’assise e d’appello messe assieme.
Un uomo che ha distrutto la politica, e ha distrutto anche la magistratura. Passata dal fascismo degli ermellini al basso intrigo, da napolatene vaiasse.

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