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sabato 21 gennaio 2012

Troppo brava, Cristina esclusa dal centocinquantenario

La “primavera” del 2011 ha portato alla riproposta di quest’unica testimonianza di e su uno dei personaggi di migliore intelligenza, teorica e pratica, nella “primavera” italiana. Tra Milano, dove avviò una vera e propria “città del sole” a Locate di Triulzi, nei possedimenti di famiglia, e Parigi, dove mediò, finanziò, e fece avanzare gli studi e i programmi sansimoniani e furieristi, amica apprezzata e corrispondente dei migliori spiriti europei, a partire dai vecchi Chateaubriand e Lafayette e compresi Heine, l’amico di una vita, che di lei diceva “una bellezza assetata di verità”, e Liszt. La mente più libera e morale del suo mondo e dell’Italia tutta.
Avversata per lo spirito indipendente e l’ intelligenza, dai benpensanti Mamiani e Manzoni più che dalla polizia austriaca, seppe coniugare il cattolicesimo con la libertà, e più con l’indispensabile uguaglianza. Non solo con le opere ma anche con testi che ancora si fanno leggere – di cui questa antologia, limitata ai moti del 1848, è solo un invitante assaggio, grazie anche alla lunga e circostanziata introduzione del curatore, Sandro Bortone. Qui è pubblicato in appendice anche il pacato saggio “Della presente condizione della donna”.
Famosa al matrimonio, a sedici anni, come la più ricca ereditiera d’Italia, su Cristina Trivulzio fu costruita agevolmente cattiva fama, dopo la separazione, ad appena quattro anni dalla cerimonia nuziale, dal libertino marito Emilio di Belgiojoso. Per la sua attiva partecipazione, ventenne, ai moti carbonari in mezza Europa. Fu punto di riferimento dei migliori spiriti del Risorgimento, per un decennio a Parigi negli anni 1830, dove tenne casa aperta per i fuoriusciti, e poi a Locate. Fu finanziatrice, editrice, direttrice e redattrice di giornali, “La démocratie pacifique” e “La Gazzetta Italia”, poi “Ausonio”, a Parigi, il “Nazionale” a Napoli, “Il Crociato” a Milano. Fu studiosa e editrice di Vico,del cristianesimo delle origini fino al Medio Evo, del sansimonismo e del furierismo, delle condizioni politiche e sociali della Lombardia. Specialmente illuminante sulla situazione dei contadini nella bassa Lombardia. Nonché autrice, nell’esilio in Turchia dopo il 1848, di una serie di ritratti romanzati di vita locale, “Scènes de vie turque”, che Luciana Tufani sta infine editando, . La parte migliore forse della tanta, troppa, Italia risorgimentale rimossa nelle celebrazioni de di una serie di reportages di vita socialeel centocinquantenario.
Non è una novità, gli scritti sula 1848 a Milano erano stai già esclusi dalle celebrazioni cinquantenarie del 1848. Benché fossero stati riscoperti dal giovane Salvemini e poi, a inizio Novecento, ripubblicati dal repubblicano Arcangelo Ghisleri. Mentre faranno bella mostra nel 1971 nell’antologia francese “Les révolutions de 1848”, accanto ai testi di Marx, Proudhon e Blanqui. Erano usciti del resto, subito dopo i fatti, nella parigina “Revue des deux Mondes” - la stessa che pubblicherà i testi narrativi e i reportages dalla Turchia, immuni, fu subito notato, dall’orientalismo di maniera.
Cristina di Belgiojoso, Il 1848 a Milano e Venezia, Feltrinelli, pp.185 € 8

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