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giovedì 18 ottobre 2012

Il sacro (il male) è impersonale

“L’essere umano non sfugge al collettivo se non elevandosi al di sopra del personale e penetrando nell’impersonale”. L’impersonale  è il perno attorno a cui Simone Weil potrebbe avere ordito un pensiero sistematico nell’esilio a Londra prima della morte, di cui questo è uno degli appunti. Con taglio deciso: aforistico, apodittico. Con ricaschi sorprendenti e convincenti sul male – la malvagità e la sofferenza. Era una dottrina sociale cui Simone Weil ambiva, che rilevasse la staffetta dal marxismo, dalla sua insufficienza. Per aver rimosso “la contraddizione tra il bene e la necessità, o quella equivalente tra la giustizia e la paura”, essenziale - con Platone - alla condizione umana.
L’impersonale qui Simone Weil elabora in antitesi al personalismo, la filosofia “cristiana” di E. Mounier alternativa negli anni 1930 al liberalismo e al comunismo: è l’essere sociale, impersonale, che ha accesso al sacro, cioè al bene, alla verità. “Il bene è l’unica fonte del sacro. Solo il bene e ciò che è relativo al bene è sacro” e “Tutto ciò che nell’uomo è impersonale è sacro, e nient’altro lo è”. Il dolore lo è, l’ingiustizia, e la sorpresa che essa genera. “Ciò che è sacro nella scienza è la verità. Ciò che è sacro nell’arte è la bellezza. La verità e la bellezza sono impersonali”. In altro modo: “Se un bambino si sbaglia nell’eseguire un’addizione, l’errore porta l’impronta della sua persona.  Se procede in maniera perfettamente corretta, la sua persona è assente dall’intera operazione. La perfezione impersonale”
Impersonale non è collettivo, “neppure nelle sue forme inferiori” (“un gruppo di esseri umani non è in grado di fare neanche un addizione”). Anzi, “l’errore che attribuisce alla collettività un carattere sacro è idolatria; in ogni epoca e in ogni paese è il crimine più diffuso”. Errore peggiore di questa idolatria è eliminate il senso del sacro. Con  un esempio sui due errori ancora più sorprendente, per una combattente da sempre, dal 1933 e ancora prima, del nazionalismo tedesco e del nazismo: “Dal punto di vista spirituale la lotta tra la Germania del 1940 e la Francia del 1940 era principalmente una lotta non tra barbarie e civiltà , non tra il male e il bene, bensì tra il primo errore e il secondo. La vittoria del primo non è sorprendente; il primo è di per sé più forte” – nel 1942.
Simone Weil, La persona e il sacro, Adelphi, pp. 78 € 7

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