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giovedì 26 giugno 2014

Il liberalismo è poesia

L’ultimo Gobetti by Gobetti è questo, la raccolta e rielaborazione di saggi della sua rivista dallo stesso titolo negli anni 1924-25, sottotitolo “Saggio sulla lotta politica in Italia”. A cura e con un lungo profilo d Paolo Spriano, storico e “intellettuale organico” del Pci. L’edizione è l’avocazione del liberalismo da parte di Togliatti nel 1963 (l’anno di pubblicazione è il 1964), in concorrenza col centro-sinistra di Nenni – ma Togliatti aveva adocchiato il conterraneo Gobetti fin dal ritorno da Mosca nel 1944: “Era stato anche lui, volere o no, alla nostra scuola”, negli anni 1918-1922.
Brillante sempre, spesso acuto. Contro la filosofia tedesca: “Se la filosofia è storia, perché la filosofia?”. “La nostra riforma fu Machiavelli”. “Un’indagine dei motivi psicologici dominanti nella storia italiana potrebbe trovare inaspettatamente il riserbo accanto alla retorica”. E “il movimento democratico” che può diventare “arma dei conservatori” – del fascismo, avrebbe dovuto dire. “Cavour, il Cattaneo della diplomazia, che seppe evitare l’isterilirsi della rivoluzione in una tirannide”. Trovando, senza ironia giustamente, “la più grave deficienza del liberalismo italiano nella lunga mancanza di un partito francamente conservatore” – tutti radicali, quelli del “non so che voglio”, avrebbe detto Croce, liberale con più sostanza, “ma lo voglio subito”.
Con squarci avventurosi. La “retorica del tiranno romantico” a proposito di Mussolini. L’unità ideale della filosofia romantica e dell’economia moderna. La “mediocrazia”. “L’esempio inglese e americano insegnano che solo con un proletariato agguerrito e cosciente è possibile una serie politica espansionista”. “La lotta di classe è stata l’experimentum crucis della pratica liberale; solo attraverso la lotta d classe il liberalismo può dimostrare la sua ricchezza”.
E qualche baggianata. Lutero è compassionevole e solidale. Compassionevole come il taylorismo: “Lutero ha qualche diritto di precursore di fronte all’umiltà moderna del taylorismo”. Il cattolicesimo anarchico. Contro Mussolini (la malattia morale, etc.), l’“Elogio della ghigliottina”. E la più infettiva di tutte: la democrazia debole in Italia per la mancata Riforma. La brillantezza va a scapito anche della coerenza, della politica.
“Poesia” era l’aria che si respirava in “Rivoluzione liberale”, disse Carlo Levi, e così è.
Piero Gobetti, La rivoluzione liberale”

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