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mercoledì 25 giugno 2014

Fisco, appalti, abusi (53)

Tocca ai Beni Culturali la palma della corruzione diffusa. In tutti  i luoghi che capita di dover frequentare,  Roma, la Versilia, la Calabria, non se ne possono non notare gli sprechi. Edifici storici restaurati in Toscana per essere abbandonati a nessun uso e senza sorveglianza (tutti mancano dei discendenti di rame, qualcuno delle serramenta). Musei rifatti due volte a Roma in cinque anni e mai aperti (tre nel solo Monteverde: Garibaldino, di villa Pamphili, della Matematica), il palazzo Incontro, etc. La biblioteca civica in paese che si rifà per la terza volta in dieci anni senza essere stata mai aperta – anche perché non ha libri né bibliotecario.

La corruzione dei Beni Culturali è quella degli ingegneri e architetti. È una prassi inaugurata a Roma, dal sindaco Rutelli, nella spesa dei quattromila miliardi di lire – poi ridotti a due – per il Giubileo. Che fu spezzettata in duemila appalti, di un miliardo in media l’uno, a beneficio di architetti e ingegneri, in qualità di consulenti e\o titolari di imprese ad hoc. Spesso composte da uno o due immigrati. Tutti impegnati al restauro e alla conservazione. Di cui niente è rimasto. .

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Comporta considerevoli rischi”, è meno del nero che lista i pacchetti di sigarette.

Il sindaco di Roma Marino ha cambiato i comandanti dei vigili urbani, e la cosa si è risolta in una revisione dei permessi per i tavolini all’aperto: non più il rinnovo ma una riperimetrazione. I vigili volentieri si sono mobilitati per la riperimetrazione e il rinnovo dei permessi. Ma non per tutti. Alcuni esercenti – non molti – hanno avuto i  vigili più volte, ma il permesso non è stato rinnovato.

I gestori implicati ritengono di sapere cosa manca in realtà, ma non vogliono cedere. Anche se hanno già perduto due mesi di attività. Solo, sono ora un po’ più scoraggiati: segnalazioni di questi ritardi al gabinetto del sindaco non hanno sortito alcun effetto. A meno che la posta non venga smistata al sindaco dai vigili urbani.
Il fenomeno interessa i gruppi I e II dei vigili, Centro e Parioli.

Il Comune di Roma, padrone di almeno 30 mila locali, uffici, appartamenti, palazzi, da cui ricava, con difficoltà, 8 milioni di canoni, ne paga 180-200 ogni anno per gli uffici comunali e delle municipalizzate.

Lo Stato, gli enti pubblici, e le amministrazioni locali (Regioni, Province, Comuni) spendono ogni anno per affitti circa 14 miliardi. La cifra, su cui il rapporto Cottarelli sulla spending review insiste poco, è calcolata per difetto: la massa dei contratti è talmente enorme e variegata che è impossibile quantificarne il valore.

In particolare a Roma, lo Stato e il Comune sono padroni di alcune migliaia di ettari, e di alcuni miliardi di metri cubi, di terreni e edifici ex demaniali, in zone anche centrali, come il Testaccio e Prati, che non utilizzano. 

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