Cerca nel blog

sabato 1 novembre 2014

La fabbrica degli eroi si fa in famiglia

Il padre temuto detentore della legge, la madre di volta in volta amata e odiata, le relazioni incestuose e conflittuali tra fratelli e sorelle: presi uno per uno, i concetti di cui in queste opere sono scontati, da linguaggio ormai comune. Alle loro articolazioni nel triangolo familiare, edipico e non, sulle quali il “romanzo familiare” si costruisce, Freud non dedica molto, poche righe. Ma sono la materia di buona parte della letteratura. Di quella contemporanea dichiaratamente: il “romanzo familiare” è genere dominante. La ricerca e sopravvalutazione fantasmatica è costante di origini comunque uniche, se non più eroiche e nemmeno nobiliari.
La prevalenza odierna del romanzo familiare in forma narrativa è forse causa, nella raccolta francese, della sua sopravvalutazione nell’economia di Freud, al punto da farne un concetto nodale come l’Edipo, e suo complemento. Freud ne scrisse poco e malvolentieri. Ogni volta obbligandosi a  precisare: devo il concetto a Otto Ranke, seppure diminuendolo – “un giovane ancora sotto la mia influenza a quell’epoca”, “un concetto che elaborò su mia istigazione”, “lungi da me l’idea di diminuire il valore dei contributi autonomi di Rank a questo lavoro”. Nell’introduzione al lavoro di Rank nel 1909, “La nascita del mito dell’eroe”, lo limita ai nevrotici. Nel “Mosè” lo applica in forma quasi inintelligibile, troppo contorta.
Tutta l’analisi storico-critica di Mosè, del resto, e l’anamnesi del monoteismo sono forse il lavoro meno convincente di Freud. La riproposta si segnala unicamente perché, in questa che sarà la sua ultima ricerca, come già nella lettera a Rolland, quando aveva ottant’anni, Freud fa onestamente professione di psicoterapeuta più che di filosofo del linguaggio e dello spirito.
Farsi perdonare il padre
La raccolta francese ha anche il merito, oltre che di assemblare i testi convergenti di Freud, Rank e Ferenczi, di sottolineare che i cofondatori, sia Freud che Rank, avevano un padre da farsi perdonare. Un problema di paternità da rigettare in qualche modo. Entrambi il proprio padre naturale, Freud anche quello spirituale – Mosè, l’ebraismo. Operazione non difficile, né del tutto nevrotica, il ruolo naturale del padre essendo per natura incerto. .
Come genere letterario, il mito delle origini risale allo studio di Rank, sulla “nascita” degli eroi e personaggi mitici: tutti in qualche modo abbandonati, e allevati all’insaputa dei genitori fuori del lignaggio naturale, che poi essi rincorrono, più o meno consci, e superano o magnificano. Oggi a tutti i livelli sociali, e anzi di preferenza a quelli bassi, di povertà, disadattamento, irregolarità, asocialità – migranti, ragazze-madri, alcolizzati, drogati, etc. La patente di nobilitazione essendo la democraticità. Come già nel primo adattamento americano del genere, che gli scrittori e artisti professavano  una lunga vita precedente di taglialegna, vagabondi, strilloni, lustrascarpe, etc.
Dove Freud si avvicina di più alla tipologia di Rank è nella lettera a Romain Rolland per i settant’anni dello scrittore, lui già ottantenne, nota col titolo “Un disturbo della memoria sull’Acropoli”, che la piccola antologia francese collaziona. Il resoconto di un viaggio che lui fece, del tutto casualmente, a Atene, mentre voleva andare a Corfù, col fratello minore Alexander cinquant’anni prima. Sull’Acropoli si sorprende a pensare che tutto gli è noto, e di più per l’incomparabile bellezza. Mentre a Trieste, continua a riflettere, all’idea di andare a Atene invece che a Corfù, avevano incongruamente litigato col fratello, per oscuri sensi di colpa.
Un romanzo mediterraneo
Una considerazione si può aggiungere: che il genere è, bizzarramente, mediterraneo e forse latino, considerando le appendici ispaniche e latinoamericane. Uno degli ultimi cui la scienza europea avrà ricorso? I casi che Rank studia, Mosè, Edipo, Romolo, etc., di riferimento anche per Freud, sono elaborazioni mediterranee del romanzo familiare. Ci saranno nelle altre saghe, ma non si celebrano. Schiller nel 1804, nel “Gugliemo Tell”, non sa immaginare l’assassino del tiranno, il liberatore, che col nome latino di Parricida – Johann Parricida.
Sigmund Freud, L’uomo Mosè e la religione monoteistica, Bollati Boringhieri, pp. 152 € 8
Le roman familial des névrosés et autres textes, Payt, pp. 107 € 5
Otto Rank, Il mito della nascita dell’eroe

Nessun commento: