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giovedì 30 ottobre 2014

Un’altra crisi stile 2011

Non sono le riforme, o le mancate riforme, né le questioni di bilancio a mettere l’Italia sotto tiro. È la prima conclusione di palazzo Chigi alla piccola tempesta in corso. Una constatazione più che altro. Forse ovvia ma preoccupante.
Più che una piccola tempesta, si tratterebbe di un preannuncio di tempesta. Si attaccano le banche, che sono ben difese, avendo di mira di nuovo i conti pubblici e il governo. Anche questa si reputa una constatazione, seppure senza pezze d’appoggio. Altro fatto certo è che dietro l’attacco c’è l’asse Berlino-Francoforte, Merkel-Draghi. Con un blocco antigoverno tutto italiano, per comodità definito filotedesco, come già nel 2011. Col contributo di parte del Pd, il partito del presidente del consiglio – come già nel 2011 (Fini, Alfano). Che fa perno sul no alle riforme, come nel 2011. Un blocco contrario al “partito tedesco”, ma utilmente concorrente a indebolire o cassare il governo..
L’esito dell’analisi è incerto. Lo sbocco più ovvio, che Renzi recuperi la dissidenza interna, isolando il “partito filotedesco” almeno nell’opinione, è contestato sia dal presidente del consiglio sia dai suoi consiglieri: la sola forza in questa fase, anche elettorale, del Pd e del governo sono le riforme (più lavoro, meno tasse, migliore gestione della cosa pubblica). L’unico sbocco che s’intravede possibile è per ora quello internazionale, il più arduo: ristabilire l’equilibrio in sede Ue. 

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