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martedì 8 dicembre 2015

Il santo nudo

Non sono opera del santo, e va bene – sono compilazioni di mirabilia. Ma sono il francescanesimo, l’immagine che il francescanesimo ha e proietta di sé e del santo, e allora lasciano perplessi. La sensibilità e i miracoli vanno bene, conversare con gli uccessi, o (sant’Antonio) con i pesci, cantare il sole, il primo grande poema in italiano, convertire il lupo, salvare il lebbroso. Ma tutto il resto, e l’impianto stesso, no.
I Minori dell’Umbria mettono in guardia: è una raccolta anonima, di ignoto toscano, di storie tramandate e leggende dichiarate, messa assieme a fine Trecento. Due-tre generaazioni dopo, cioè, la morte del santo. Un “volgarizzamento”, a uso della pietà popolare. Non tutto inventato, sono fioretti tra storia e leggenda, ma “per una loro utilizzazione occorre tuttavia molta cautela”.
La cautela dei Minori dell’Umbria si riferisce agli ultimi capitoli, per la presenza di “motivi caratteristici della letteratura degli Spirituali, anche se raramente in termini esacerbati” – l’edizione popolare francese li omette e basta, fermandosi al cap. XL. Gli Spirituali volevano la povertà totale, in una visione minacciosa dell’umanità, apocalittica, e contestavano il papa – specie Bonifacio VIII, anche loro.
Una lettura problematica. Trovandosi san Francesco equiparato subito a Gesù Cristo. E al debutto con la scelta degli “apostoli”, dodici come quelli dei Vangeli. Gli “apostoli” del santo comparati uno per uno a quelli del Cristo. Il traditore compreso, che s’impicca. E un san Giovanni che s’innalza, “come un’aquila”, alla saggezza divina. Questo san Giovanni è frate Bernardo di Quintavalle, su cui i “Fioretti” molto s’intrattengono nei capitoli iniziali e che ha tutte le virtù: è contemplativo (mistico), uomo d’azione, uomo d’ordine. Il santo viene deriso per strada, colpito con sassi e fango, da vicini e compaesani, chiede l’elemosina, si veste poco – un santo nudo.
Un “altro” poverello di Assisi, masochista, e sadico – l’insistenza sul masochismo è perfino vizosa. I “Fioretti” sono anche all’origine dell’oleografia del santo perennemene malato e assorto in preghiera, mentre fu gigantesco organizzatore e costruttore, viaggiatore intrepido e uomo politico avventuroso.  
Un’aneddotica molto inventata e alla buona, come i francescani si pretendono. Che però non lo sono. Litigiosi al massimo, su questioni grandi e piccole – naturalmente sempre di religione
È un san Fracesco comunque di sbieco, in questi suoi “Fioretti”. Come uno che “è stato”. Ha preso discepoli, ha fondato conventi e, soprattutto, ha creato una gerarchia, di per sé vivendo sempre ritirato e in preghiera. I “Fioretti” stabilizzano i suoi “successori: Bernardo, Leone, Masseo, santa Chiara, e Rufino. Con tutta l’idoleogia stolida, non sovversiva in realtà, del francescanesimo. Il successore Elia, che fu deposto nel 1239 - da papa Gregorio IX, fedele di san Franecsco, protettore dei francescani - e si schierò con Federico II contro il papa, viene riconvertito in morte.
San Francesco d’Assisi, I fioretti, edd. vv., free online
Folio, pp. 123 € 2

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