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venerdì 8 novembre 2019

Se l’Arabia Saudita è il pilastro dell’Occidente

Indigna il mondo che l’Arabia Saudita abbia predisposto un sistema di controllo e disattivazione degli account twitter, che è il social attraverso cui i sauditi discutono di politica. Twitter è l’unico foro possibile di discussione, perché protetto dall’anonimato.
In Arabia Saudita è come ai tempi del Duce, “qui non si fa politica”. Ma a differenza dei paesi fascisti, l’Arabia Saudita non ha un’opinione pubblica – media, editoria, università – e non ha alcuna forma di rappresentanza politica, consigli elettivi, parlamento, costituzione oaltra legge fondamentale. È il paese della famiglia Saud, governato dai figli del fondatore della dinastia, Abdelaziz bin Saud. È un regime patrimoniale, secondo la tipologia politica, un pese che appartiene a una famiglia, grazie ai matrimoni tribali che Saud si addossò per formare il regno. Nel 2019 il pilastro dell’Occidente è un apese feudale.
Per questo il paese del desero è anche quello dove twitter ha il più gran numero di account attivi in rapporto alla popolazione, quasi quindici milioni, su una popolazione di 32-33 milioni. Il che, mettendo nel conto del riferimento i bambini, numerosi, i vecchi, e la gran parte delle donne, la dice lunga sulla situazione del reame: twitter è un bisogno e quasi una frenesia, un forum compulsivo di discussione.
La diffusione di twitter è anche una controprova della (in)stabilità del reame. Si vogliono gli stati padronali stabilizzati. E invece, come è successo nell’Iran dello scià, sono sradicati e aleatori. Si proteggono con campagne pubblicitarie – lo stesso faceva lo scià – costose e anche immaginative, mlto Madison Avenue: la patente alle donne, le donne allo stadio, la regista iraniana, l’università, eccetera. Ma solo per i media occidentali.
Ciò malgrado l’Arabia Saudita è l’interlocutore privilegiato, l’unico in questo momento nel Medio Oriente, degli Stati Uniti, e quindi dell’Occidente, Europa compresa – si dice che lo sia per gli afafri della famiglia Trump, ma lo era da prima, e su basi militari strategiche. Lo è, si sostiene, in ragione delle sue riserve di petrolio, ma questo da tempo non è più vero: il mercato delle fonti di energia è molto diversificato, non più dipendente dall’Arabia Saudita come mezzo secolo fa. Si procede per luoghi comuni, dietro le decisioni americane, non sempre sagge, e specialmente in quell’area inconsulte e in perdita.
Molta informazione si spreca sull’Arabia Saudita. Sappiamo per esempio che per per la supercoppa italiana Juventus-Lazio, per ospitare la quale il reame paga un buon prezzo (Madison Avenue), le due società esigono che le donne possano accedere allo stadio. Le saudite, si sa, non bramano altro, che Juventus-Lazio. Ma per l’essenziale nulla. L’epoca dell’informazione e dell’intelligenza artificiale sarà l’epoca dell’ignoranza, non artificiale.

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