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mercoledì 6 novembre 2019

Non c’è più l’Occidente

La scoperta è russa - “non c’è un mondo occidente-centrico” - ma è nei fatti. Nel rapporto atlantico: politico, strategico, economico. Nei valori.
Gli Stati Uniti seguono da tempo interessi e posizionamenti disgiunti dall’atlantismo. Su cui l’Europa può o non confluire,  ma non influire, nemmeno discutere. Trump con l’America First ha solo reso manifesta una divaricazione già nei fatti. Negli ultimi G 7, prima ancora di Trump, non un’intesa, nemmeno un’idea, di assetto economico internazionale è stato varato, è un’assise formale. La Nato è solo una burocrazia.
È un effetto della fine della minaccia sovietica: non c’è più un fatto di comune civiltà, libertà, democrazia. Ma in parallelo si è sviluppata – si era già sviluppata prima del 1989 – un’opposizone aperta negli Stati Uniti all’Unione Europea, intesa come unione economica – il complesso della Fortress Europe. Il rapporto con l’Europa è visto solo sotto il profilo della concorrenza.
L’Europa nel suo complesso guarda ancora agli Stati Uniti come il pilastro del suo stesso essere. La Germania un po' meno, il resto della Ue sì. Ma l’Europa non è più il primo dei pensieri americani. Anche quando intervengono in Europa o in prossimità, in Serbia, in Ucraina, nel Mediterraneo, nel Medio Oriente, già da un venticinquennio, dalla presidenza Clinton, gli Stati Uniti operano in piena autonomia, senza nemmeno consultarsi con l’Europa. Lo “stand alone” si è acuito nella lotta al terrorismo, dopo l’11 settembre, che pure si penserebbe avrebbe dovuto unire.

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