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venerdì 13 marzo 2015

La fine “non consona” di Majorana

Come tutti i “chi l’ha visto” è visto dappertutto. Ora anche in Venezuela. Ma in questa memoria familiare qualcosa di vero c’è. Stefano Roncoroni, critico di cinema e regista tv, è biscugino di Ettore Majorana, e ha potuto parlare con chi per primo aveva cercato Ettore, il suo proprio padre, e il fratello maggiore dello scienziato, Salvatore. Ettore Majorana è morto poco dopo la scomparsa, nel 1938. Oppure era “uscito pazzo” ed è stato nascosto. La famiglia fece una donazione di ben 20 mila lire, una cifra enorme, una delle poche cose certe, a favore dei gesuiti di Acireale qualche mese dopo la scomparsa, e i gesuiti ne accusarono ricevuta “per il compianto Ettore Majorana” e per “il caro estinto”, al quale avrebbeo anche dovuto intitolare una borsa di studio.
Roncoroni non trae conclusioni, perché sa che in famiglia non sono gradite. Ma è certo che la verità è in famiglia, in carte non ancora pubblicate, divise tra gli aventi diritto. Ciò che ha saputo oralmente, dal suo proprio padre e da Salvatore, lo ritiene reticente. Analogamente, sempre critico, utilizza la ricostruzione che “a uso della famiglia”aveva redatto lo zio di Ettore, Giuseppe Majorana, avviata a fine estate 1939 e non completata per le cattive condizioni di salute – lo zio morì a fine 1940. Soprattutto la analizza, per ciò che il racconto non vuole dire. Il tutto sarebbe stato nascosto per ragioni di decoro familiare - i Majorana erano una famiglia in ascesa in politica – e per riguardo alla madre dello scomparso.
I Majorana sono sette famiglie, eredi di sette fratelli: Quirino a Bologna, Fabio e le due sorelle Elvira ed Emilia a Roma, Giuseppe, Angelo e Dante in Sicilia. La nonna materna di Roncoroni, Elvira, era sorella di Fabio, il padre di Ettore – la madre Lavinia ed Ettore erano cugini. I sette fratelli erano figli di Salvatore Majorana Calatabiano, deputato di Catania per quattro legislature nelle fila della sinistra, ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio nel primo e terzo governo Depretis, senatore dal 1870.
Una famiglia molto unita, cioè compatta verso l’esterno, ma anche competitiva all’interno. Giuseppe era il primogenito, e si assunse il compito di “coprire” la fine di Ettore.
Majorana aveva avuto problemi. A fine marzo 1938 aveva progetao il suicidio sul postale Napoli-Palermo -
 “il mare non mi ha voluto”, scrisse a casa. In autunno scomparve. Fu segnalato in Calabria, nella zona boscosa di un paesino del catanzarese che i familiari non precisano, he però hanno visitato: vi si recarono, in un vianggio di tre giorni, il fratello maggiore Salvatore e il cugino Roncoroni, il padre di Stefano. L’ipotesi più probabile è che, per un motivo che non si sa, di salute, di stress, forse sessuale (Roncoroni propende per la scoperta dell’omosessualità), aveva deciso di mollare una vita che gli era stata per molti aspetti imposta, e non reggeva più. La decisione di mollare tutto avrebbe accelerato anche il deperimento di una costituzione fisica già debole.
“La vicenda di Ettore s’è conclusa in modo non consono”, usava dire in famiglia. La famiglia non approvava la sua decisione di lasciare la fisica, la carriera universitaria. E fece di tutto per nasconderne la scomparsa alla sua mamma. Una prassi familiare “normale” all’epoca. Troppo semplice?
Stefano Roncoroni, Ettore Majorana, lo scomparso e la decisione irrevocabile, Editori Internazionali Riuniti, pp. 415 € 18 

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