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La dottrina Trump
La pace, con il commercio, è la “liberta dei moderni” – la guerra, con
la schiavitù, era la “libertà degli antichi”. Il mondo moderno grazie al commercio,
sull’esempio dell’Inghilterra, assicura la libertà e il benesere, abbandonando
la schiavitù e la guerra. È dunque la dottrina liberale più famosa, e
insuperata benché vecchia di due secoli, quella di Benjamin Constant, piccolo
ma potente intellettuale acerrimo nemico di Napoleone e le sue guerre, la “dottrina
Trump”, il programma politico del presidente americano.
Sotto il tratto buffonesco del personaggio (della forma di comunicazione
che ha scelto, come quella a maggiore impatto sul pubblico), si comincia a
percepire quello che era dichiarato nel programma, una “dottrina Trump”. Che Viviana
Mazza oggi sul “Corriere della sera” ha infine la possibilità di sintetizzare –
con l’aiuto del filosofo politico (anti-Trump) Michael Walzer, in un’ampia
pagina sotto questo titolo:
https://www.corriere.it/esteri/25_maggio_15/dottrina-trump-capitalismo-clientelare-scala-globale-3807af85-af7a-41a4-8103-0c096bc60xlk.shtml
Per una volta esponendo per esteso quanto Trump va dicendo sulle
politiche americane che lo hanno preceduto dalla fine della guerra, l’epoca della
pax americana: pace e sviluppo “non sono stati creati dai cosiddetti nation builder, dai neo con o dalle non-profit progressiste che hanno
speso trilioni, e hanno fallito, per sviluppare e democratizzare Kabul e Bagdad
… Alla fine i nation builder hanno distrutto più nazioni di quelle che
hanno costruito, e gli interventisti sono intervenuti in società complesse che
non capivano”.
Mazza cita a sostegno anche “l’immobiliarista e inviato speciale (di
Trump) Steve Witkoff, che “la pace produce profitti, quindi è «logica»”.
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