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Bugia – "La bugia è un
boomerang che non perdona” – Goliarda Sapienza, “Taccuini”, 22 gennaio 1990
(inediti, cit. da Angelo Pellegrino, “Ritratto di Goliarda Sapienza”, in appendice
a G. Sapienza, “L’arte della gioia”, Einaudi, p. 557).
Ciclopi – “Occhi rotondi”:
Savinio ne ricorda l’etimo in “Capri”, 17.
Coerenza - “Parola utopica
a tutto tondo che già negli anni ’40-50 rappresentava una delle tante bugie ideologiche
o certezze dogmatiche in nome delle quali innumerevoli lutti, crimini, dolori,
ecc. hanno potuto essere perpetrati impunemente” – Goliarda Sapienza,
“Taccuini”, 22 gennaio 1990 (inediti, citati da A. Pellegrino, “Ritratto di
Goliarda Sapienza”).
Faraglioni – “Faraglioni non
è il nome particolare dei due celebri scogli che emergono presso la costa sud
di Capri: è un termine marinaresco. Faraglioni pure chiamano in Sicilia i
grandi scogli che sorgono davanti Aci Castello” -A. Savinio, “Capri”, 67.
San Francesco – È tornato (di moda).
Non col papa defunto, con la reintroduzione del giorno festivo. Le rivisitazioni
del santo si rincorrono, un po’ come anticipatore della green economy,
un po’ come santo che rivaluta la povertà. Cazzullo, “Francesco, il primo italiano”,
a capo di tutte le classifiche, romanzi compresi (naturalmente dietro il romance,
della scrittrice sarda “Hazel Riley”, e l’obbligatorio, benché noioso, Dan
Brown), Barbero, il vecchio Chesterston (e il vecchio Bargellini?) – in attesa di
rivalutare infine anche Chiara Frugoni, che ne sapeva più di tutti?
Italia – “«L’Italia era
coraggiosa, romanzesca, spirituale, generosa. Inoltre, si poteva trovare in
essa tutte le bizzarrie di cui i sensi imperiosi e indigenti hanno bisogno per
essere appagati o eccitati. Tutta la giovinezza dell’Italia si svolge senza
piani, senza progetti, senza seguito, senza alcun controllo. Tutte le sue
azioni avevano un carattere di frivolezza, mancanza di riflessione, corruzione,
astuzia. L’Italia! Vorrei fare in questo libro il ritratto di una passione”,
annotava Jean Giono del suo “Il disastro di Pavia” – “1525: la sconfitta
di Francesco I in Italia”: “Passione
politica, certo, ma prima di tutto passione”.
Leopardi – Fu anche
comico - stroncatore, p.es., nei “Pensieri”, al XX: “Se avessi l’ingegno
del Cervantes, io farei un libro per purgare, come egli la Spagna
dall’imitazione de’ cavalieri erranti, cosí io l’Italia, anzi il mondo
incivilito, da un vizio… non meno crudele… Parlo del vizio di leggere o di
recitare ad altri i componimenti propri, (che) oggi, che il comporre è di
tutti, e che la cosa più difficile è il trovare uno che non sia autore, è
divenuto un flagello, una calamità pubblica, una nuova tribolazione della vita
umana”.
Letteratura impossibile – Ci sono romanzi “impossibili”, spiegava Nabokov nella postfazione alla prima
edizione di “Lolita”, dopo una serie di rifiuti da molti editori: “Esistono
almeno tre temi assolutamente tabù per quanto concerne la maggior parte degli
editori americani”, scriveva spiegando la vicenda editoriale di “Lolita”, il
suo primo romanzo americano (scritto in inglese), sulla pedofilia. “Gli altri
due sono: un matrimonio tra negro e bianca o negra e bianco che sia
completamente e luminosamente fortunato e dia luogo a un gran numero di figli e
di nipoti; e l’ateo completo che conduce un’esistenza serena ed utile, e muore
nel sonno all’età di centosei anni”. Scriveva
nel 1952. Oggi quei romanzi sono possibili, e anzi “hanno mercato”. Ma quel
linguaggio non è più possibile, da tempo.
Modesta – Alla protagonista
de “L’arte della gioia” Goliarda Sapienza ha dato il nome di Modesta Maselli,
pittrice, sorella di Citto Maselli, marito di Goliarda – “una figura femminile
da lei un tempo amata”, secondo Angelo Pellegrino, “Ritratto di Goliarda
Sapienza” (del “passaporto sottratto alla sorella di Maselli, che molto le
somigliava”, la scrittrice si è anche servita per provare a vendere i gioielli
sottratti a un’amica – nella farlocca vicenda messa su per “provare” il carcere,
la vita da reclusa.
Noia – Segno di distinzione - dal Settecento fino al secondo Novecento - in
ambito intellettuale? Lucia Berlin, nel racconto “Andado”, al centro della
raccolta “Sera in paradiso”, la rileva raccontando la sua vita agiata a Santiago
del Cile dopo la guerra, e si chiede il perché. “Perché è segno di raffinatezza
essere annoiati?”, si chiede del bello della compagnia, “altero, sdegnoso in tweed
inglese”: “Viaggiatori eleganti e amanti del teatro affettano lo stesso corrucciato
aspetto di noia. Perché non dire: «Il viaggio? una meraviglia! Bellissima
rappresentazione!»”.
Platone - È venuto in gran
voga, all’improvviso, quale araldo dell’amore: Matteo Nucci, “Platone. Una
storia d’amore”. Pietro Del Soldà, “Amore e libertà”, Massimo Gramellini,
“L’amore è il perché”.
Russia – “Per me
diventa sempre più chiaro che la Russia è la mia patria – tutto il resto è
paese straniero”. Rilke lo scrisse nella foia per Lou Salomé, che gliel’ha fatta
scoprire, la Russia dopo la sessualità a letto, in due lunghe immersioni, nel
1899 e nel 1900. Ma non si smentì a mente fredda – sempre legato a Leonid Pasternak,
il padre pittore, nonché a Boris, e a Marina Cvetaeva soprattutto. E per i mesi
terminali volle a segretaria e confidente una giovane russa, Genija Černosvitova.
“Sciti giganteschi e fulvi” trova Savinio a Capri, alla Marina Piccola,
nel 1926, che “usano troneggiare nell’acqua
assieme con le loro donne non meno fulve e gigantesche” – i russi mezzo emigrati
e mezzo no, come Gorki’j (che allora si era spostato a Sorrento).
Suicidio – Un’“azione
vitale” Goliarda Sapienza lo fa dire al (suo) analista (Ignazio Majore) ne “Il
filo di mezzogiorno” – il romanzo di qualcuno che “muore perché ha vissuto”: “Ci
sono suicidi veri e suicidi, come è stato il suo, che non sono altro che un’azione
vitale, un gesto per uscire fuori da una morte lenta o da una situazione difficile.
Cerchi di ricordare: lei non voleva morire, voleva solo cambiare”.
Telemaco - L’eroe dell’ “Odissea”
lo vuole Piero Boitani. Il “vero eroe”, non solo perché il poema si occupa esclusivamente
di lui nei primi quattro canti, la “Telemachia”, ma di più perché la sua è la
narrazione di come nasce un eroe, e il suo viaggio alla ricerca del padre è un
vero viaggio di ricerca e di scoperta – il viaggio di Ulisse non è quello di Dante,
oltre le colonne d’Ercole della conoscenza, ma un viaggio di ritorno, tra nostalgie
e amnesie, solo accidentato, e di un personaggio non eroico, anzi poco volitivo,
piuttosto anzi passivo. Ne ha trattato ne “Il grande racconto di Ulisse”, ne parla,
in sintesi, e con più nettezza, sul “Sole 24 Ore Domenica”.
Specialista di Letterature Comparate, e di Odisseo-Ulisse, autore anche, prima
de “Il grande racconto”, di un “Miti. Ulisse fonda l’Occidente”, Boitani vede da
ultimo nell’“Odissea” una “metafora della vita”, e nella “Telemachia” il racconto
di una ricerca, benché condita delle solite casualità, occorrenze impreviste.
La “Telemachia”, se non l’“Odissea”, come primo “romanzo di formazione”, nella
ricerca di un sentiero nella vita?
Ulisse - “Eroe di sopportazione”,
lo ricorda Savinio (“Capri”, 13), citando Omero, “i canti iniziali, del viaggio
di Telemaco”.
letterautore@antiit.eu
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