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domenica 17 agosto 2025

Ombre - 787

Non sappiamo che cosa Meloni, e gli altri europei, si sono detti con Trump, a proposito del vertice con Putin. Ma “la Repubblica” lo commenta aspramente con Provenzano, una pagina – Provenzano, chi?
 
Curiosa lettura unanime –in Italia – del vertice Trump-Putin come una disfida, stravinta dal russo. Invece che come una scelta russa di farsi garantire dall’Occidente, dagli Stati Uniti, piuttosto che cercare la sponda cinese. Dopo il tentativo del guerrafondaio Biden di portare la Nato sotto il Cremlino. Al costo della neutralità ucraina, ma con la garanzia di Usa e Ue.
Il vertice come una partita, non c’è altra lingua e altra capacità di lettura – di vivere?
 
A margine, non si tace l’appello strappalacrime: “Nordici e baltici contro la Russia”. L’Europa all’ora degli odi tribali slavi (Russia, Polonia, Ucraina, Serbia, etc.) e del revanscismo nordico. Come se fosse quello di Carlo XII, il re di Svezia che, con gli ausiliari baltici e ucraini (i cosacchi), pensava di prendersi la Russia.
Curiosamente, in Italia i “Nordici” (scandinavi e baltici) risultano  socialisti e progressisti, mentre sono di destra, da almeno trent’anni.
 
Una giornalista afroamericana, Rachel Scott, si segnala alle conferenze-stampa con domande-risposte strampalate, “provocatorie” – domande che si rispondono, non chiedono risposte. Per ottenere notorietà. E la ottiene: ogni volta le dedicano un titolo, con fototessera lusinghiera. Naturalmente era anche ad Anchorage.
 
Il ministro israeliano Ben Gvir va a irridere Barguti, un leader palestinese da vent’anni in carcere, “molto magro e sofferente”, ci fa un video, e lo diffonde, solo per dirgli: “Non vincerai, vi spazzeremo via”. Poi non si potrà dire che Israele “non sapeva” – la Germania a lungo si è difesa nel dopoguerra dicendo che i tedeschi “non sapevano”.
 
Sinner stravincente diventa antipatico agli specialisti. Che poi sono giornalisti. Umorali evidentemente, non sapendo disarticolare l’analisi tecnica dalla simpatia\antipatia. E questo, ora che c’è l’immagine diretta ovunque, anche sulla tazza al gabinetto, dice quanto il giornalismo sia superficiale, se non esce dal bozzolo dell’io.
 
Renzi che critica l’inglese di D’Urso, e con questa critica ottiene una pagina, dice tutta la miseria, non di Renzi. Di cui non si ricorda quando pretendeva di parlare inglese nelle sedi internazionali, balbettava, con lunghe pause, parole incomprensibili, e non si accorgeva di fare il comico. O quando debuttò come testimonial milionario dell’Arabia Saudita per dire che l’Arabia è come Firenze, regno del Rinascimento, e non gli riusciva. Ora questo ex sindaco di Firenze che non ha mai fatto nulla per Firenze, si è impadronito del Pd peggio di Schlein, e lo ha distrutto, pontifica sui grandi giornali: una pagina al giorno del Renzi-pensiero. Che poi è uno: buttare giù i governi. Come se ci riuscisse.
 
Il giudice del Riesame a Milano smantella la sentenza del gip sulla Nuova Urbanistica, per motivi che dirà fra un mese e mezzo. Può darsi con ragione. Ma intanto mina l’inchiesta, e rafforza la politica al governo della città. Poi si dice che la giustizia non è una cosa politica – per la carriera dei giudici.
 
“Trovo divertente il fatto che i ghigliottinai a 5 Stelle, quando una vicenda riguarda loro, diventino attendisti”: parla toscano – oggi difficile – ma si diverte e diverte l’ex generale Vannacci ora in politica a proposito di Alessandra Todde, la presidente 5 Stelle della Sardegna dichiarata decaduta dall’incarico per vicende poco legali, che fa finta di nulla e non se ne va.
Vannacci è il solo che lo dice, che denuncia l’inghippo.
 
Vannacci si diverte anche con Erika Saraceni: “Appena 18 anni, ha conquistato una spettacolare medaglia d’oro”, etc. etc,, “talento cristallino”, etc., “in un Paese normale questa notizia riempirebbe le prime pagine”. Mentre si celebra “a dismisura qualche altra atleta altrettanto brava ma che, guarda caso, si distingue per le sue origini non italiane… Forse perché bianca? Cristiana? Di origini italiane? Magari anche eterosessuale?”. È Vannacci. Ma i giornali hanno messo Erika in copertina il giorno dopo. Anche i milanesi, “Gazzetta”, “Corriere”, altrimenti solleciti quando un-a milanese, Erika lo è, vince (v.Pellegrini). I “belli-e-buoni” della Repubblica sono un po’ sfatti.
 
Si scopre per una lamentela del pio Langone sul “Foglio” che il vescovo di Milano Delpini si fa pagare l’ingresso al Duomo. Non dai turisti, da tutti, i fedeli abituati a pregare in Duomo devono pagare. Sembra ridicolo, e lo è. Ma è pure triste: Delpini, come l’altro “prete di strada” (che vuole dire? incolto? ) nominato da papa Francesco, come pure Zuppi, che è perfino cardinale e presidente della Cei, patrocinano gli ingressi a pagamento nelle chiese storiche. È gente poco acculturata. Cioè poco intelligente? Le casse della chiesa sono vuote? Da quali spese svuotate?
 
È curioso che non si dica che la  Procura 
che indaga il presidente della Regione Calabria Occhiuto e lo ha fatto dimettere, il capo della Procura e i due  sostituti, hanno fatto carriera qualificandosi come renziani. Questo naturalmente non c’entra con la colpevolezza o no di Occhiuto. Ma bisogna saperlo. Anche perché la Procura ha agito quando Renzi ha deciso - come suole - di “mandare a casa” il governo della maggioranza di Occhiuto. Dopo aver monitorato Occhiuto per tutti i quattro anni di presidenza, con “cimici” e “trojan”.

Caduta e ascesa del disoccupato Tano

Quando tutto è perduto, col lavoro, il presente e anche i ricordi, una rinascita si ripropone. Magari sotto una forma canina, di guardiano notturno di cani, che parlano con la luna.
L’inventiva narrativa – la disposizione teatrale – di Camilleri qui viene meno, per la traccia corretta, del politicamente giusto. Ma l’aneddoto, non eccelso, viene sbalzato con interesse – con tempi sapienti. Mentre si avverte già, era inevitabile, la stanchezza per il “vigatese”, la “lingua” di molto Camilleri.
Uno dei racconti post-Montalbano, raccolti dieci anni fa in “La guerra privata di Samuele”.
Il titolo è del romanzo di Corrado Avaro, 1939, il proto-romanzo del totalitarismo dieci anni prima della “Fattoria degli animali”- probabilmente per caso, Camilleri, fiero comunista, non avrebbe approvato il romanzo che Alvaro, per passare la censura, dovette dichiarare di ambiente sovietico.
Andrea Camilleri, L’uomo è forte, “la Repubblica”, pp. 44, gratuito col quotidiano