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giovedì 31 maggio 2018

Letture - 346

letterautore 


Biforcuta – All’origine lo era la lingua in senso proprio. Dei cingalesi nella geografia immaginaria di Diodoro Siculo. Secondo il quale gli abitanti di Taprobane (Ceylon, oggi Sri Lanka) avevano una “lingua doppia fino alla radice e divisa; con una parte parlano a uno, con l’altra a un altro”.

Claire Clairmont – Sorella di Mary Clairmont, l’amante d Shelely. Fu, con la sorella e Shelley, ospite di Byron a Ginevra, dove Mary scrisse “Frankestein”. Lei invece rimase incinta di Byron, dopo una notte insieme. In seguito sarebbe rimasta incinta di Shelley.

Contesto – I vecchi tascabili, Oscar, Bur, Garzanti, perfino i Pocket, si facevano precedere negli anni 1970-1980 da una contestualizzazione. Ampia, dell’opera nell’autore, e dell’autore nell’epoca. Se l’autore era nato nel 1888, o aveva scritto nel 1925, si faceva un quadro sinottico degli eventi di quegli anni. E così poi a ogni data importante, che il nesso fosse o no diretto con l’opera. Oggi questo inquadramento si evita: bisognerebbe spiegare chi e cosa sono a loro volta i personaggi, i luoghi, gli eventi evocati nei contesti. Si leggerà di più, ma senza tela di fondo.

Dante - Si fece grande contro i suoi nemici. È l’impressione che Lars von Trier, avendo dovuto leggere anche la “Divina commedia” nella preparazione per il film “infernale” che ha portato a Cannes, ne ha tratto, dice a Arianna Finos, “la Repubblica”: “Ho ovviamente letto anche «La Divina Commedia». Anche se è molto difficile. È complicata perché Dante sta parlando dei suoi nemici, per questo l’ha progettata”.
La vendetta, aggiunge il regista, “è uno dei poteri che hanno gli artisti”.

Fantascienza – Debutta nel Seicento. Con la pluralità dei mondi di Fontenelle, 1682, l’anno dopo il passaggio di una cometa. Con i viaggi postumi di Cyrano de Bergerac, negli imperi del Sole e della Luna, 1657 (“Gli Stati e gli Imperi della Luna”) e 1662 (“Gli Stati e gli Imperi del Sole”). Meta, questa, preferita anche da John Wilkins, “Discovery of a World in the Moone”, 1638, e dal vescovo anglicano Francis Goodwin, “The Man in the Moone -  l’uomo ci arriva a mezzo di un aero-siluro propulso dagli uccelli. Anche Cyrano usa una macchina spinta da razzi. Ma la prima volta sale col principio che sarà della mongolfiera – la rugiada contenuta nelle ampolle di cui si copre è attirata dal sole, e quindi lo spinge in su.
Goodwin fu anch’esso pubblicato postumo, per fare concorrenza a Wilkins, nel 1638. Che quindi si può considerare la data d’inizio della fantascienza.

Isole – In voga nel Quattro-Cinquecento: la fantasia si esercitava su un’isola. Erano popolari gli “isolari”, i regesti di “tutte” le isole del mondo, per lo più fantastiche, anche se desunte da racconti di “viaggio”.

Italia – È tradizionalista in un pagina di Simone de Beauvoir, “Per una morale dell’ambiguità”, 57, e quindi scettica. Un paese dove si amano, si apprezzano, le cose del passato: “Queste cose sono esistite, e ciò basta a soddisfarlo”, il turista. Ma “è una tentazione che incontriamo, per esempio, anche in molti italiani, schiacciati da un passato magico e illusorio”. Illusorio forse no, ma “ai loro occhi il presente è già un futuro passato” – de Beauvoir si contraddice, e poi sconfina, comprensiva, nell’estetismo intellettuale: “Si comprende come un intellettuale fiorentino guardi con scetticismo i grandi movimenti incerti che sollevano il suo paese e che si spegneranno, come si sono smorzati i ribollimenti dei secoli scomparsi”, rifugiandosi nel culto della “bellezza che non muore mai”. In quale secolo?

Kafka – Ossessionato, prostrato, dalla colpa per inadeguatezza sessuale? È l’ipotesi di Franco Fortini, “Ventiquattro voci”, p. 221. Che lo dice mosso dalla “persuasione che l’innocenza – e in particolare quella sua, chiaramente legata ad un atteggiamento sessuofobico -  fosse un specie particolare di colpa”. Tale da necessitare una legge e una comunità. La comunità come universo carcerario. Un’obbedienza e un’attesa. .  

Latino – “Ai suoi interlocutori non convince però la sua esaltazione del latino”. Raffaella De Santis, che su “la Repubblica”, dove ha esumato la questione del liceo classico, perché non abbattiamo anche quello, pone al classicista di Oxford Nicola Gardini questa difficoltosa domanda. Voleva provare che del classico c’è bisogno?

“Chi ha studiato Cicerone ha un  vantaggio cognitivo, sa riconoscerla trappola retorica” – questo è Maurizio Bettini, sempre per l’inchiesta di Raffaella De Santis su “la Repubblica”. Non era la lingua della sintesi? D el ragionare prima di parlare?

Pasolini – Fortini (“Ventiquattro voci per un dizionario di lettere”) lo mette tra gli “amoralisti”.

Selfie – L’antiautismo Eco fa fascista, nel divertito pastiche di una recensione all’“Ulisse” appena tradotto in francese, lingua leggibile, “Ci mancava anche l’Ulisse…” (ora in “Costruire il nemico”), di critico mussoliniano. Che a “Giacomo Joyce, Davide Erberto Lawrence, Tommaso Mann, Giuliano Huxley e Andrea Gide” addebita “le forme del romanzo decadente individualista e borghese (autobiografismo, compiaciuto diarismo, psicologismo dell’autoconsapevolezza”).
Ma il critico mussoliniano Eco fa di singolare acume. È infatti una “spremuta” di una ventina di “articoli apparsi negli anni venti e trenta”, di Piovene, Malaparte, Vittorini, Anceschi, Brancati, Praz, etc. Non senza la denuncia delle “difese del Joyce dovute alle penne vendute” di Corrado Pavolini, Adelchi Baratono, Annibale Pastore, e di Linati, Benco, Montale, Cecchi e Pannunzio.
Eco si rifà all’antologia non più ristampata di Giovanni Cianci, “La fortuna di Joyce in Italia (1917-1972)”, 1974).

Sogno – Diderot, “Il sogno di D’Alembert”, ha “il sogno che sale, e il sogno che scende”. In relazione all’impulso erotico: “Il sogno è quasi sempre conseguenza di uno stato di eretismo”.
Due pagine di divagazioni poco concludenti, ma a torto espunte dalla letteratura ormai vasta, post-Freud, sulla meccanica del sogno.

Ucronia – Si esercita solo sul periodo prebellico. Robert Harris e Philip K. Dick sulla guerra vinta dall’Asse  – “Fatherland”, “The Man in the High Castle” (“La svastica su sole”) In Italia sul fascismo “perenne”: l’antologia di Gianfranco de Turris, esplicita già nel titolo, “Fantafascismo!”, 2000, prima del film in programmazione “Sono Tornato” di Milani - in aggiunta a titoli dichiaratamente apologetici. Con l’eccezione di Morselli, “Contropassato prossimo” – ma non del tutto: parte dalla Grande Guerra e arriva a Hindenburg.  

Voynich – Il codice che spopola internet, “il misteriosissimo codice tardomedievale, impenetrabile a ogni trascrizione”, tante e tali sono le crittografie che lo coprono, fu comprato “dal signor Wilfrid Voynich, commerciante di libri polacco”, nel 1912, “in un collegio gesuita vicino a Frascati”, scrive Annachiara Sacchi su “La Lettura”. Ma non era un collegio qualsiasi. È Villa Mondragone, in agro di Frascati, che all’epoca frequentava da interno Corrado Alvaro, richiuso in castigo dal padre perché non voleva studiare (se ne farà espellere). Ed era presieduto da Lorenzo Rocci, proprio lui, il grecista del vocabolario. 

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