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lunedì 29 ottobre 2012

Balzac tra le due guerre

Era anche questo del romanzo, gli anni 1930, un tempo senza futuro per i giovani. E della politica mescolata agli affari, del cinismo indistinto, tanto è connaturato. Il crack del 1929 avendo inciso nel profondo, la capacità di amare. In tutte le espressioni dell’amore, tra i sessi, tra padri e figli. Come in affari, l’amore costeggia il risentimento, il rifiuto, l’abominio, nella forma meno eroica, l’egoismo.
Un romanzo sociale dunque, più degli altri di Irène Némirovsky, dietro lo svolgimento da Bildungsroman che sembra la sua maniera. Più degli altri balzacchiano, che è la maniera in cui la scrittrice eccelle, degli affari che agitano la vita dei singoli. Più a suo agio, molto di più, nelle intermittenze degli affari e della vita pubblica che in quelle – stendhaliane – del cuore, spesso da lei raffazzonate, coi movimenti bruschi delle moire politiche. Dentro il quadro disperante, sotto l’apparente disinvoltura dei personaggi, che è la sua propria cifra: non si sfugge al destino, se è di destituzione. Anche qui, il successo è preludio al fallimento, la sinusoide è incorreggibile.
Il declassamento è il tema di Irène Némirovsky, la perdita ineluttabile, seppure al gioco – degli affari, di una scommessa, di una bizzarria. Ravvivato dal dono di far danzare le parole. Qui accelerato, tipo sceneggiatura, ma sempre curato. Nella piccola moralità – “è raro che si sappia gustare la felicità nella gioventù”, “l’anima giovane e virile si vergogna dell’amore”, “afferrare il mondo a piene mani”, o “l’anima, come una nave nella burrasca, trascinata verso ignoti abissi”. Nella tragedia dell’epoca, che rende palpabile.
Romanziera di successo a Parigi negli anni 1930, Irène Nemirovsky si può dire la narratrice regina di quegli anni, dell’amore (la gioventù, la fiducia) al tempo del crack. Della décheance materiale e morale. Con la costante minore del padre – il padre anch’esso declassato. Il padre è sempre stimabile in Irène Némirovsky. Qui entra di sguincio, ma definitivo: “La lettura gli procurava ciò che ad altri dà l’alcol, l’oblio della vita”. Sfiorando, sfidando, gli intrecci da fotoromanzo: la figlia di un padre cui è fallita la banca, la cenerentola al ballo, l’amore d’estate a Saint-Tropez, o a Biarritz, il potente corrotto suo malgrado.
Le due traduzioni in contemporanea sottolineano la presa che Némirovsky esercita in questi anni di crisi, da narratrice degli anni 1930, anch'essi di crisi. Quella di Laura Frausin Guarino, traduttrice emerita del revival Némirovsky, la adatta. scorrevole, alla prosa contemporanea, nello spirito della stessa autrice. Quella di M.Mei per gli Editori Riuniti, più rispettosa dei tempi delloriginale, i participi, i gerundi, le avversative, la storicizza. 
Irène Némirovsky, La preda, Adelphi, pp. 186 € 18
Editori Riuniti, pp. 236 € 15,50

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