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mercoledì 31 ottobre 2012

Fisco, abusi, appalti - 16

Cinque mesi fa Davide Serra, il “rottamatore” di Generali, denunciò in una intervista su “Milano Finanza” una vistosa malpractice del gruppo assicurativo: “Generali ha tre volte il patrimonio di Caltagirone ma frutta un terzo di quello di Caltagirone. Il motivo? È affittato per metà a due euro a amici e parenti”. Le Procure hanno condotto indagini? Hanno incriminato Serra per diffamazione e aggiotaggio? E la Consob?

La Provincia di Roma, specchio di tutte le virtù, mantiene un’orchestra sinfonica. Ha una struttura di formazione a avviamento al lavoro con una sede faraonica all’ex mercato del Testaccio, con un centinaio di addetti e di computer, e la rete informatica più sofisticata, senza avviare nessuno. Giusto alcune segretarie nel’informatizzazione. Si compra una sede da 270 milioni di euro. Si è dotata di una Polizia Provinciale montata su suv. Ha un caffè al Fori.

Rieti ha l’Imu all’1,1 per cento, Firenze all’1. La tassa più ingiusta al livello più elevato. Per pagare la carriera politica dei sindaci.

Si moltiplicano le multe per eccesso di velocità a Roma, meno di 5.000 nel primo semestre 2007, oltre 12 mila cinque anni dopo. Con record sulla Cristoforo Colombo, 12.771 multe in tutto il 2011 – contro appena 17 sul frequentatissimo viale Togliatti. In una situazione generale di guida buona: gli incidenti diminuiscono e le altre infrazioni che implicano taglio dei punti-patente.
La Colombo è un bancomat per il Comune. Sarebbe un’autostrada, dove è normale “allungare”, dopo i rallentamenti e gli ingorghi urbani. Ma è anche una strada per gran parte urbana, e quindi soggetta al limite dei 50 km.

La Guardia di Finanza sequestra i vini “naturali”. Senza solfiti, cioè, e magari da uve senza concimi inorganici. Che si penserebbero – e sono – meno dannosi. E, si sa, danno l’ebbrezza senza mal di pancia e di testa. Mentre l’uso dei solfiti è praticamente libero: il disciplinare Ue è di parole vuote. Non sono sequestri a salvaguardia della salute, ma degli interessi industriali.

Col lodo Mondadori, per il quale la giustizia lombarda ora gli fa regalare 745 milioni da Berlusconi, e la successiva quotazione di Repubblica-L’Espresso in Borsa, contro il parere di Scalfari, De Benedetti s’intascò 252 milioni che invece avrebbe dovuto dare al fisco. Che ora glieli contesta e ha ottenuto di riaverli indietro.

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