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martedì 6 settembre 2016

Il mondo com'è (275)

astolfo

Arabi-israeliani - Maometo nasce e si consolida come leader spirituale e politico delle tribù arabe in alleanza con le tribù ebree forti a Medina, dei Nadir, i Qoreishi e i Kainukkà.

Giustizia islamica – È il fondamento e il punto interrogativo dell’islam: l’islam è la sharia, la buona giustizia, ma quale, in che forme, dato che la giustizia è un fatto storico?
In questo senso prospettava la questione a Teheran nel 1980 l’ayatollah Behestì, ministro della Giustizia di Khomeini (quattro anni dopo vittima di un attentato dei fedayin del popolo, formazione islamica antikhomeinista, che fece saltare i quattro piani del ministero). Behestì era stato incaricato da Khomeini di adeguare il diritto alla vita contemporanea – il digiuno rituale, il lavoro in pubblico delle donne, la guida dell’auto, il divorzio e i minori, etc.). Behestì, che parlava francese, inglese e tedesco, era stato imam di una moschea per emigrati a Amburgo. .
Bausani, “Islam”, lo conferma, p. 152: “I primi problemi che sorsero nella comunità musulmana al suo espandersi dopo la morte del Profeta”, incredibilmente rapido e vasto, “furono soprattutto di organizzazione giuridica”. E a p. 172: “La vera riforma l’islam avrebbe dovuto averla nella sharia, ma è proprio qui che non l’ebbe mai, ché anche le più estreme sette eretiche, e anche spesso i mistici più arditi, restarono, in sostanza, sempre fedeli (e fedeli, intendo, anche nell’impostazione mentale) a quel modo di ragionare giuridico che ha le sue più lontane origini in costumanze tribali di una primitiva comunità araba”. Behesti rappresentava una cultura non araba, e urbana.
Bausani continua, p. 173: “Nell’unità sostanziale della sharia, unità di norme concrete, come unità di spirito che l’informa, sta il segreto della “uniformità musulmana”. E “l’apparente grande «tolleranza» dell’islam”. Che portava il pio studioso a concludere: “Questo punto andava precisato con la massima chiarezza per meglio comprendere certi aspetti  del modernismo musulmano e, perché no, anche certe sue restrizioni mentali”.

Immigrazione Ue - Un buon quinto della popolazione europea è immigrata, tra prime e seconde generazioni: il 18,8 per cento della popolazione in età lavorativa (15-64 anni) nel 2014. Immigrati da fuori Europa e anche dall’Europa, da un Paese all’altro. Meno della metà di essi ha voluto o potuto avere la cittadinanza, l’8,1 per cento della popolazione. La cittadinanza ristretta, escludendo anche i figli di immigrati nati in Europa, caratterizza il fenomeno in Europa, a differenza degli altri Paesi di forte immigrazione, come gli Usa, il Canada, l’Austrialia, i paesi latinoamericani.
L’incidenza dell’immigrazione è più ampia nel “cuore” dell’Europa, i sei Paesi fondatori della Comunità (Italia, Germania, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo) più l’Austria e la Gran Bretagna. Quasi uno su quattro, il 23,9 per cento della popolazione, è di origine recente non autoctona.  E di questi sempre meno della metà hanno la cittadinanza - un 4,6 per cento proveniente da altro Paese europeo, il 5,5 da fuori Europa.
L’incidenza dell’immigrazione è di poco inferiore per il Nord Europa (i quattro scandinavi più l’Irlanda): il 22,7 per cento. Anche in questi paesi l’acquisizione della cittadinanza è ristretta, all’8,5 per cento sul totale della popolazione.
L’incidenza degli immigrati sul totale della popolazione scende molto nel Sud Europa (Spagna, Portogallo, Grecia, Malta, Cipro), e nell’ex Europa dell’Est, la ribollente Ungheria compresa: rispettivamente al 16,1 e al 4,7 per cento.  

Negli ultimi quindici anni, gli anni del Millennio, 2000-2015, la popolazione immigrata in Europa, comprensiva dei nati in Europa da genitori immigrati, è cresciuta di 17,1 milioni. Con un’accelerazione, contrariamente alla percezione che se ne ha, nei primi due lustri, quando è cresciuta di 17,7 milioni, mentre nell’ultimo lustro l’incremento si è limitato a 3,4 milioni.
L’incremento di questi ultimi cinque anni si è concentrato però nel “cuore” (v. sopra) dell’Europa, e questo condiziona il percepito: 3,1 milioni (0,6 il Nord Europa, meno 0,3 il Sud Europa, immutato l’Est). Nel primo decennio l’incremento è stato di 11,4 milioni nel “cuore” dell’Europa, di 1,2 al Nord, di ben 5 milioni al Sud, e di 0,1 all’Est.

Occidente – L’“Iconologia” di Cesare Ripa ne dava già una visione riduttiva, nella riedizione del 1619. Le figure che illustrano i punti cardinali assegnano all’Occidente quella di un vecchio insonnolito, le labbra serrate in silenzio, che trascina teste di papavero, sotto l’occhio della stella della sera.  

Roma – Nell’inverno 1422, papa il principe Ottone Colonna, Martino V, si fecero statue di neve -  leoni - per le strade di Roma.

Sionismo antisionista – C’è stato ma è dimenticato. In Israele equivale a tradimento: Amos Oz, “Giuda”, ne fa la figura centrale del romanzo, uno Shaltiel Abrabavanel, che pure era a capo della comunità ebraica a Gerusalemme, ma nel corso della guerra e dopo viene isolato, e si isola, al punto da non riuscire più a parlare con se stesso, per essersi opposto all’indipendenza di Israele a carico degli arabi che Ben Gurion realizzava (Oz usa un doppio registro, del suo Giuda facendo l’artefice, con la denuncia, del cristianesimo, e quindi su Abrabanel proiettando l’ombra del Salvatore). Una posizione che Oz personalmente sostiene, ma rappresenta come bislacca, essendo stata vinta dalla storia.
L’Abrabanel di Oz sarebbe Judah Leon Magnes, l’influente rabbino americano emigrato in Palestina tra le due guerre, morto l’anno dell’indipendenza di Israele. Sionista antisionista fu tra le due guerre lo scrittore russo “Ha’ad Aham”, al secolo Asher Ginzberg, che da Londra, dove era emigrato ai primi del secolo, nel 1922 si trasferì Palestina, sempre da avversario di Herzl e del “focolare” ebraico.
Oggi su quella posizione sono pochi intellettuali: Oz e qualche altro romanziere, il giornalista Gideon Levy, collaboratore di “Internazionale”, il poeta Shabtai.

Ucraina – Il primo Stato (regno) russo fu fondato, è noto, a Kiev, attorno all’850. Lo fondarono avventurieri scandinavi. Rus’ erano per gli slavi del Volga, del Don, del Dniepr, l’attuale Russia-Ucraina-Bielorussia, i vichinghi o normanni.

Wahabismo – L’islam praticato e diffuso dall’Arabia Saudita, dove è fiorito nel secondo Settecento, è una dottrina rigorista e tradizionalista pre-greca, anteriore all’influsso della cultura greca su quella  islamica, dei secoli IX-X. Con la netta proibizione di cose che l’islam non considera proibite, come il caffè e il tabacco, e di ogni culto - compreso, in anni non recenti, quello di Maometto, che li portò a distruggere la sua tomba a Medina. È forte anche nell’India mussulmana. Ma s’identifica bizzarramente con la dinastia saudita. Coi regni modernizzatori dei figli di Ibn Saud, e con i loro lussi stravaganti, compresi il gioco d’azzardo e la finanza.

astolfo@antiit.eu

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