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giovedì 8 settembre 2016

Ma negli Usa ne arrivano di più

Con una popolazione che è poco più della metà di quella europea, 320 milioni contro 507, e un pil uguale, sui 17 mila miliardi di dollari, gli Stati Uniti continuano a essere le terra d’elezione degli immigrati: 43 milioni ne sono arrivati nei quindici anni del millennio, legali e illegali, a fronte dei 21,1 entrati nella Ue, più o meno forzosamente. Oggi sui 4 milioni ogni anno, dopo aver registrato un calo negli anni della crisi, 2007-2011.
Gli immigrati, di prima e seconda generazione, sono oggi il 13,3 per cento della popolazione Usa. Un’incidenza superiore a quella di qualsiasi paese europeo.
Gli immigrati arrivano negli Usa soprattutto dal Sud America, attraverso la frontiera incontrollabile con il Messico, lunga 3.169 km.. E costituiscono anche negli Usa un problema politico, uno dei dominanti della campagna presidenziali. Ma sono gestiti. Senza morti – non le migliaia che si registrano alla frontiera Sud dell’Europa. E senza gli isterismi: filo spinato, cavalli di frisia, muri, sentinelle armate, ronde.  
È vero che gli Usa hanno una tradizione in materia di accoglienza, essendo stati lo sbocco principale dell’emigrazione europea del secondo Ottocento. E uno sbocco sempre regolato: si poteva sbarcare negli Usa con documenti a posto su navi da straporto certificate. Dal 1836 al 1914, oltre 30 milioni di europei sono emigrati negli Stati Uniti, secondo le statistiche del Census Bureau americano. E almeno 5 milioni dall’Asia – benché dal 1882 una legge impedisse l’ulteriore immigrazione dalla Cina - e dall’Africa.
Questa la graduatoria degli arrivi negli Usa dal 1820 al 2000
Germania         7 milioni
Messico           6
Gran Bretagna  5
Irlanda              5
Italia                 5
Canada             5
Austria-Ungh.    4
Russia               4
Filippine            2
Cina                  1
Svezia               1

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