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lunedì 5 settembre 2016

Il nazionalismo è infettivo

Merkel cade – potrebbe cadere – per la sola cosa buona che ha fatto, una politica europea per l’immigrazione. Non per la crisi economica, con la quale continua a soffocare l’Europa. Né per la (quasi) guerra alla Russia, per liberare” l’Ucraina consegnandola si suoi maneggioni.
Non avverrà: l’elettore tedesco idealizza il centro, e proprio per questo ama ridimensionare il partito più forte, per timore dell’autoritarismo e della corruzione che vengono con l’inamovibilità. Poi, dopo una “lezione”, riprende il suo sentiero proprio. La storia ormai lunga della Repubblica Federale ne ha fatto un pattern ricorrente: l’elettore ridimensiona il partito più forte, votando per un partito congenere. Un tempo per i liberali, anche per i Verdi. Ora evidentemente per Afd, Alternative für Deutschland. Ma per un periodo, come campanello d’allarme.
Il modello potrebbe adesso non funzionare più? È possibile. Ma la Germania non è l’Italia o la Spagna, o la Grecia: i partiti hanno ancora un funzione presso l’elettorato, non si sono dissolti per i movimenti. È però anche vero che Afd va molto oltre ogni altro voto di protesta in passato.
Una novità sicura c’è, ed è che Afd è l’effetto del nazionalismo. Coltivato dalla democrazia cristiana tedesca in campo economico, con le astiose campagne ormai decennali contro i paesi mediterranei, Italia in testa, si ritorce ora contro il partitone di governo sulla questione immigrati – di cui la Germania ha gran bisogno.

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