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mercoledì 24 giugno 2015

La giusta filosofia è nonsense

Un esercizio in traduzione in sintonia col “Tractatus”, quasi un gulliveriano affaccendarsi, che avrebbe divertito Wittgenstein – oppure no, le incertezze lo innervosivano. La ricomposizione è puntigliosa della prima traduzione inglese del “Tractatus”, scritto in tedesco, nel 1922 – una seconda sarà rifatta nel 1961 da Pears e McGuinness. Dopo una prima edizione nell’originale tedesco l’anno prima, sciatta e anzi scorretta (“pirata”). Nelle lettere di Wittgenstein a Ogden, uno dei traduttori, e di Ramsay, il co-traduttore, a Wittgenstein. Con annotazioni, osservazioni, suggerimenti quasi parola per parola di ogni punto controverso del “Tractatus”.
E come avere l’interpretazione autentica di un’opera così arduamente concettosa? Sì e no. Nuovi stimoli se ne hanno, ma nel giusto? Il curatore stesso, Luigi Perissinotto, non ne è convinto. Wittgenstein conosceva poco l’inglese – un decennio più tardi, ormai da tempo fisso a Cambridge, trovava faticosa la preparazione delle lezioni. E poi, aggiunge, l’autore può non essere il miglior interprete della sua opera.
Questa obiezione è discutibile: uno scritto filosofico, anche se volutamente concettoso, scritto e riscritto “in levare”, è scientifico e si vuole chiaro, non ambiguo e multistrato quale invece si fa configurare l’opera letteraria – o i canoni sono inversi? Ma ha il pregio di far risaltare la vena “mistica” dell’opera – meglio sarebbe dire profetica.
La corrispondenza è soprattutto utile, anche gustosa, per sapere come Wittgenstein voleva che il “Tractatus” fosse letto. A partire dalla scelta del titolo spinoziano, “Tractatus logico-philosophicus”, suggerito da George E. Moore, invece della “Philosophical Logic” di Ogden – sia Moore che Russell avevano già titoli latini in proprio (il titolo di lavorazione del “Tractatus” era stato “Der Satz”, la proposizione, più aderente all’elaborato). Che per Wittgenstein era un controsenso, il “Tractatus” avendo concepito come nonsense (“non esiste qualcosa come una logica filosofica”), e non come un genere speciale di nonsense, ma come una serie di nonsense.
Perissinotto fa anche un excursus delle traduzioni italiane del “Tractats”, tutte a opera di A.G.Conte, ma ognuna con qualche variazione nei punti enigmatici.
La giusta filosofia avrebbe divertito Wittgenstein? Probabilmente no, era permaloso.
Ludwig Wittgenstein, Lettere a C.G.Ogden, Mimesis, remainders, pp. 130 € 6

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