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Droga e transizione non fanno una bella storia
Un polpettone –
riscattato da qualche canzone nella parte iniziale, quelle di Zoe Saldana, che
impersona l’avvocata tuttofare impecuniosa cui tocca sbrogliare gli impicci di
cui s’intesse la trama (premiata giustamente con l’Oscar – ma non da
protagonista, giustamente non hanno voluto sopravvalutare il film).
Un capomafia della
droga barbuto e spietato, il messicano-tipo, padre tenerissimo di due figli, è
infelice dalla nascita, perché non è femmina. Assolda l’avvocata ammirata in
tv, che gli trova il chirurgo adatto, lo fa morire ammazzato dalla concorrenza,
gli sistema moglie svampita e figli a Ginevra, e con lui diventato lei avvia un
sostegno contro le violenze sulle donne. Finché la moglie scema, che lo tradiva
già quando era onnipotente, non si rimette con l’antico amante, altro signore
della droga, anzi più violento.
Karla Sofia Gascòn,
l’attrice spagnola transgender di fatto, lui\lei, è espressiva – e anche simpatica,
nel film e nella presentazione del film, in un italiano godibilissimo. Ma non
basta.
Un altro regalo di
Cannes, festival irriconoscibile, ai produttori, a danno degli spettatori –
dopo Julie Ducourneau, certo inarrivabile. Flop in Messico e negli Stati Uniti,
dove Cannes non conta, il film ha incassato in Italia e in Spagna, e (meno) in
Francia.
Sky l’ha anche accorciato,
di una dozzina di minuti, ma non è servito – alcune scene, rimontate, forse darebbero
un senso e un ritmo.
Jacques Audiard, Emilia Pérez, Sky
Cinema
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