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lunedì 19 maggio 2025

Secondi pensieri - 562

zeulig


Cinema – “Il cinema è l’arte della verità”, P.P.Pasolini. Lo è – l’arte della finzione suprema – inattaccabile - che è la realtà. Come lo è di tutte le narrazioni. Ma al cinema con l’“evidenza”, invce della “descrizione” – per quanto immaginifica.

Crimini di guerra – Fattispecie diffusa postbellica, ora dilagante, sebbene senza criterio o fondamento giuridico, solo l’autoproclamazione, di solito del vincitore o del potente: il nemico è un criminale. È quello che emerge dall’applicazione del crimine. E, a contrariis, dal fatto che gli Stati Uniti, che hanno inventato e applicato la nozione, in tribunali speciali, non abbiano aderito alla Corte Penale Internazionale dell’Aja e anzi la avversino – non intendono sottostare a un giudizio “terzo”.
 
Un delitto al plurale, quasi a indicare, onestamente, che si tratta di un criterio politico prima che giuridico: sono i crimini del nemico - il nemico si vuole criminale. Il nemico del vincitore.
È un fatto che i bombardamenti Alleati, in Europa (in Sicilia e in Calabria su ogni minuscolo centro abitato e su ogni quartiere e monumento cittadino), e di più in Asia, per la “dottrina” specifica del generale Curtis LeMay, fino alla bomba atomica contro un Paese già vinto, non sono, nonché giudicati, nemmeno mai discussi. Benché avesere alla programmazione intenti  “dissuasivi”, di scoraggiamento della popolazione, e non militari.
Dei bombardamenti sulla Germania WE. Sebald, “Storia naturale della distruzione”, 1997, ha fatto un calcolo”esatto”: un milione di tonnellate di esplosivo, su 131 città, con 600 mila morti. Ma Sebald è un romanziere, non un giudice.
Le bombe in città le ha divisate la Luftwaffe, su Guernica, Coventry, Londra, Stalingrado, e sulla Francia che fuggiva per le strade di campagna, mitragliata a vista. Pure la strategia suona tedesca: a regimi di massa bombe di massa - Hitler, che “alla radio aveva una bella voce”, attesta Peter Handke, amava pianificare con gli slogan. Ma gli Alleati ne sganciarono di più – senza contare la Bomba.  Sebald nel 1997 poneva il problema. Addossava alla Germania di Hitler la prima teoria della guerra aerea totale e i primi attacchi. Ma al contempo rilevava, da anglista, lo speciale impegno della Raf negli attacchi aerei massicci notturni, a scopo di terrore, sulle città. Sotto l’impulso di “Bomber Harris” o “Butcher Harris”, il Macellaio, sir Arthur Harris, il maresciallo dell’Aria della Raf, l’aviazione britannica, a capo del Comando Bombardieri. Harris, teorico dei “bombardamenti a tappeto notturni”, a scopo di terrore, era molto influente su Churchill, che invece sui bombardamenti dei civili aveva riserve.
L’equivalente del maresciallo Harris fu nel Pacifico il generale dell’Usaf, l’aviazione americana, Curtis LeMay. Il generale, di cui si è persa la memoria, che nel Pacifico teorizzò e utilizzò le bombe incendiarie, la sua “dottrina” diceva “omicida”, diretta contro le persone più che contro gli obiettivi bellici - il suo allora sergente George Wallace lo avrebbe voluto nel 1968 nel suo ticket, vice nella corsa alla candidatura alle presidenziali, ma LeMay si tenne convenientemente alla larga. La sua dottrina era che “non ci sono civili innocenti”. In sei mesi in Giappone distrusse 64 città con le bombe incendiarie, “missioni” facili perché le case erano prevalentemente in legno. Hiroshima e Nagasaki, che erano in cemento, le distrusse con l’atomica, un milione di morti. Mentre professava: “Se non vinciamo saremo criminali di guerra” – i grandi criminali sono-fanno i cinici.
 
Opinione - Fluisce incontrollabile – si forma e si trasforma. Contro o sotto ogni forma di limitazione o vincolo, parentale, relazionale, religioso, sportivo, militare. Anche in prigione o sotto violenza, tortura compresa. Si veda oggi nei paesi islamici, Algeria, Tunisia, Egitto, tre paesi altrimenti diversi, per etnia, storia, lingua. O l’Iran, o l’Afghanistan. O la Turchia, che pure si vuole europea. Accomunati dalla religione, e dalla repressione dell’opinione. Che per nessun vantaggio, o per altro motivo di continuità, continua a essere professata in libertà, per quanto sotto torchio.
È la forma - il fondamento e l’espressione, della libertà.
  
Storia – La storia è fatta dalla preistoria. Molta, se non tutta. La guerra, p.es., tanto illogica fuori da famiglia-clan-tribù, e tanto ricorrente. In qualsiasi assetto socio-demografico, per qualsivoglia motivo, anche banale, e sempre radicalmente distruttiva - la dissoluzione del nemico, spesso con dileggio, comunque senza pietà.
La storia ha cinquemila anni (scrittura)? La preistoria un milione novecentonovantacinquemila.
Con una sola cesura, il Cristo. Che però è rifiutato - dileggiato – dalla sua gente, gli ebrei. E anche dalla sua chiesa non è trattato granché bene. Specie in fatto di guerre.
 
La preistoria, anche prima di Babele, della scrittura, è tutta la storia, anche quella propriamente detta?
Cristo è la sola rivoluzione della storia. La sola rottura con la preistoria – a parte l’applicazione ai segni, alla conservazione dei segni. Ma gli ebrei lo deridono, il suo popolo. E i cristiani se ne fanno – se ne sono fatto - vessillo sanguinoso, assassino, distruttivo.
 
Traduzione – Si aggiornano, come è giusto, riproponendo un testo, poetico o narrativo, a una platea rinnovata, comunque attuale, contemporanea. Ma la traduzione non dovrebbe contemporaneizzare. Non il testo di cui si vuole preservare, celebrare, l’originalità – la classicità. L’autore e l’opera sono storicizzati, storicizzabili. Inevitabilmente. Il contemperamento dei due tempi sarà il massimo inciampo della traduzione.
La patina fa parte del linguaggio.

zeulig@antiit.eu

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