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Perché i Democratici si accusano
Nell’elogio funebre in Campidoglio per l’architetto Mimmo
Cecchini, assessore all’Urbanistica a Roma a fine Novecento nelle giunte Rutelli,
ispiratore e autore dei Piano Regolatore Generale, l’ingegnere Maurizio Veloccia,
assessore in carica all’Urbanistica, consigliere eletto del Pd, il secondo più
votato nel 2021, ha concluso con questa considerazione: “Si difese con
puntiglio da accuse ingenerose, che come sempre fanno più male quando
provengono dal proprio campo. E che, peraltro, quasi sempre provengono dal
proprio campo”.
Terribile. È una pratica che si pensava democristiana, fra potentati, ma
evidentemente no. Con Mimmo Cecchini, a parte le familiarità, si ricorda un
contatto nel 2001 per la grazia a Adriano Sofri, suo congiunto, cui il presidente
Ciampi si riteneva propenso - anche perché la condanna era per due terzi
scontata. Ma il ministro della Giustizia, Piero Fassino, si disse contrario a presentarla (poi tornò al governo Berlusconi, con un leghista alla Giustizia, Castelli, e la cosa diventò improponibile).
Del Pd romano si sapeva – è quello che è andato dal notaio per
dichiarare la decadenza del suo sindaco Marino (dopo averlo fatto denunciare,
senza nessuna colpa, dalle segretarie). Ma il fatto è più antico del Pd, e
quindi più radicato. In che cosa, per quale deontologia, per quale assetto di potere?
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