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domenica 18 maggio 2025

Il papa della fede in Cristo, e di Maria

Non è facile costruire in pochi giorni una biografia, per giunta di un papa, per di più “venuto d al nulla”, praticamente uno sconosciuto, Vecchi non ci prova. Molto qui è di papa Francesco. E di sant’A gostino. Con spigolature del conclave. E naturalmente con la “pace”, la prima e intensa parola, specialmente oggi, che Leone XIV ha pronunciato dal balcone. Ma forse molto i vaticanisti dovranno riabituarsi ad analizzare, di un papa in Vaticano. Che per adesso a loro sfugge - si vede ogni giorno: molte pagine, molte ore in tv, molti concilii e conciliaboli, e l’animus del papa e il senso che vuole imprimere al suo papato, che pure sono tangibili, ancora sfuggono.
Un papa – ha detto subito, all’annuncio, alle prime parole del primo discorso, vibrate ma calibrate, scritte, lette – che il cristianesimo intende quello del Cristo-Dio, dell’uomo che vive nell’amore e nella fede di Dio. Subito dopo intonando – intonando, non recitando, cosa mai successa – l’“Ave Maria” con tutta la folla in attesa. Per un senso corale della professione di fede – no divisorio, non “correntizio”. E per l’amore particolare della Vergine, proprio di chi è cresciuto con la madre, e quindi nel rispetto o venerazione della donna (un amore e un culto che intensificherà nei secondi e terzi atti, le prime uscite dal Vaticano, e col “Salve Regina” anch’esso intonato, e sempre in coro con gli altri fedeli).
Un papa che canta molto, in coro. Non un papa giornalistico, uno cioè che parla molto e ogni giorno prepara una sorpresa. Un papa della fede. Che sarebbe una novità, ma poco “giornalistica”.
Gian Guido Vecchi, Leone XIV, “Corriere della sera”, pp. 63, gratuito col giornale

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