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domenica 26 ottobre 2025

Industrie in fuga dalla Germania

Torna la delocalizzazione industriale in Germania. Come a inizio millennio, quando il governo socialista dovette liberalizzare il mercato del lavoro, con la riforma Hartz. Ma non nella stessa direzione. Allora si delocalizzava all’Est, a costo minore di  manodopera. Oggi la manodopera non sarebbe un problema, per l’immissione massiccia di immigrati – a parità di mansioni, si stima che un immigrato costi mediamente il 70 per cento di un tedesco. I problemi sarebbero quello non nuovo della burocrazia, e quello nuovo del costo dell’energia. L’industria tedesca si era adagiata su un costo dell’energia ridotto, grazie agli accordi con la Russia – si era giunti per questo anche all’arresto anticipato delle centrali nucleari – ora bloccati.
La delocalizzazione non è accentuata, le riduzioni o chiusure sono limitate. Ma produzione e investimenti registrano valori negativi da due d’anni, e gli investimenti in cantiere non sono previsti in Germania. La tendenza sarebbe verso altri siti europei, la Cina, e gli Stati Uniti di Trump.
Pone problemi anche il lavoro immigrato. Il deficit remunerativo è  coperto dallo Stato, con un’offerta a costi ridotti o a titolo gratuito per alloggio e sanità. Un trattamento giudicato un privilegio da porzioni vaste dell’elettorato – gli elettori dell’estrema destra Afd, divenuta rapidamente il partito a maggior seguito.

Cronache dell’altro mondo – newyorchesi (366)

Ha già vinto le elezioni per sindaco, anche se non si è votato. È anzi il pupillo della Nazione: si chiama Zohran Mamdani, è mussulmano e attivista palestinese, è un candidato indipendente, non ha una “macchina” di partito dietro, di 34 anni, in America da quando ne aveva sette, cittadino americano appena dal 2018. Proveniente da Kampala, la capitale dell’Uganda, con la famiglia di notabili dell’antica colonia indiana dell’East Africa britannico. Il padre, Mahmood, è stato chiamato a insegnare Antropologia alla Columbia University, la madre, Mira Nair, è regista di cinema di molte opere e buona fama, Leone d’oro a Venezia nel 2001 (“Matrimonio indiano) – anch’essa in organico alla Columbia.
Socialista, animatore dei Democratici Socialisti d’America, erede di fatto dell’anziano capofila dei Democratici socialisti, Bernie Sanders – concorrente sfortunato alla candidatura Democratica per le presidenziali 2016 (poi vinte da Trump), contro Hillary Clinton – Mamdani spopola tra i media, e nei sondaggi.

La detective cieca ora vede confuso

Una terza serie inutilmente complicata – anche per la protagonista: Maria Chiara Giannetta sembra svogliata, è spicciativa. Dalla produzione, alla ricerca di un pubblico diversificato (quello delle adozioni\affido, e dei bambni che scmpaiono)? Dalla sceneggiatura?
Blanca, la detective cieca, che dava tanta fiducia a chi incontrava, amiche, banbine, cani, il babbo, i coleghi in questura, è nevrotica e nevrotizza. Come tema sussidiario ai casi, e filo conduttore per tutta la serie, sono stati introdotti un personaggio e una storia tanto complicati quanto non credibili. E col nuovo personaggio, di cui diffida, fa perfino un figlio. Assurdo. Si spiegano le sue inquietudini - e la scarsa voglia di seguire il filo.
Nicola Abbatangelo, Blanca, Rai 1, Raiplay