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mercoledì 28 maggio 2025

La buona scuola fatta dai bambini

“L’insegnante meccanico, già in funzione, la stava aspettando….
“Lo schermo era illuminato e stava dicendo – Oggi la lezione di aritmetica è sull’addizione delle frazioni proprie. Prego inserire il compito di ieri nell’apposita fessura. Margie obbedì con un sospiro. Stava pensando alle vecchie scuole che c’erano quando il nonno di suo nonno era bambino. Ci andavano i ragazzi di tutto il vicinato, ridevano e vociavano nel cortile, sedevano insieme in classe, tornavano a casa insieme alla fine della giornata. Imparavano le stesse cose, così potevano darsi una mano a fare i compiti e parlare di quello che avevano da studiare. E i maestri erano persone...
“L’insegnante meccanico stava facendo lampeggiare sullo schermo: – Quando addizioniamo le frazioni 1/2 + 1/4...
“Margie stava pensando ai bambini di quei tempi, e a come dovevano amare la scuola. Chissà come si divertivano!, pensò” (Isaac Asimov, “Chissà come si divertivano!”, in “Tutti i racconti”, Milano, 1991 - Titolo originale “The Fun They Had!”, in “Magazine of Fantasy and S.F.”, 1954)
La scuola come un laboratorio meccanico? Automatico? L’insegnamento e l’apprendimento come una partita doppia, di dare e avere? È l’incubo del momento, con l’avvento dell’intelligenza artificiale. Ma ci sono già degli antidoti.
Per i bambini della scuola materna il primo è in questo libro, superbamente edito e opportunamente illustrato. Sottotitolo “How to deep Learning through Inquiry and Play”, come migliorare l’apprendimento con la curiosità e il gioco. L’insegnamento come una sorta di autoapprendimento, di sviluppo della personalità e delle doti naturali o inclinazioni particolari.
Renée Dinnerstein, educatrice d’infanzia di lunga esperienza, con numerosi workshop anche a Reggio Emilia, del Reggio Emilia Approach, riflette e amplia la metodologia pedagogica elaborata nella città emiliana negli anni 1970. Dal pedagogista Loris Malaguzzi. Con una lunga esperienza pratica, che si è condensata negli anni 1990 in “Reggio Children” e il Centro Internazionale a lui stesso intitolato. Diffusa ormai come metodologia principe, più che pilota, in molti contesti. Una filosofia educativa che guarda al bambino come a un soggetto di diritti, con forti potenzialità di sviluppo. Da favorire aprendolo ai “cento” linguaggi dell’umanità, in una relazione a fecondità moltiplicata.  
Renée Dinnerstein rielabora il metodo innovativo del
Reggio Emilia Approach applicandolo al “Choice Time”, il doposcuola libero in cui i bambini della materna possono organizzarsi autonomamente, per un gioco, un lavoro pratico, una ricerca, un’avventura. E lo rielabora con la proposta di creare degli spazi autonomi, per ogni tipo di “comunità” infantile, di condivisione di curiosità e interessi. Con l’obiettivo di ampliare le conoscenze, o comunque di stimolare con la curiosità l’intelligenza, le propensioni, le passioni, attraverso gli scambi reciproci. O anche soltanto di divagare con la fantasia, nella creazione di mondi immaginari-reali. Mini-centri d’interesse, creati o disposti sulle domande dei bambini, che promuovano il libero esercizio della curiosità (l’inquiry-based play) o delle fantasie. Per radicarli in questo modo in se stessi, nella loro “natura” e nelle pulsioni, ancora inavvertite ma presenti. E comunque aprendoli al maggiore sviluppo possibile delle proprie potenzialità, caratteriali, consociative e di adattamento. Alla buona cittadinanza.
Renée Dinnerstein, Choice Time, Heinemann, pp. 164, ill. $ 35

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