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venerdì 14 settembre 2007

Fino a quando i calci alla Russia

Si sorride dello sfoggio di forza che a giorni alterni Putin esibisce, con nuove armi, nuove ricerche militari, nuovi impegni. Che forse può aiutarlo - può aiutare il suo candidato - alle presidenziali ma è di nessun effetto sul piano internazionale, si ritiene, visto lo stato pietoso della Russia post-comunista. In realtà, il rublo è solido, e la Russia di Putin ha cominciato a esserlo anch'essa. Mentre l'America, con l'Europa alla coda, non può continuare indefinitamente a prendere la Russia a calci. Fuori dalla Wto, come un qualsiasi paese del Terzo mondo, con la Nato in casa, dalla Georgia a, c'è da scommetterlo, l'Ucraina, perseguitata nella stessa Ucraina, nella Transnistria e, per estensione, in Serbia, dopo essere stata annientata, anche se era ormai una minoranza consistente, nel Baltico e nelle repubbliche caucasiche. Ci sono dubbi a Londra e in Germania sull'opportunità di questa politica anti-russa, oltre che alla Farnesina. Anche perché, per quanto ridicole siano le pretese di Putin allo status di grande potenza, la Russia è determinante nella lotta al terrorismo. Finora si è schierata con gli Usa, per i problemi interni che si è creati in Cecenia. Ma ipoteticamente ha negli stati mussulmani centro-asiatici, che controlla per ogni aspetto, santuari inattaccabili di ogni irriducibile anti-americano.
In concreto la Russia resta appetibile per gli idrocarburi. I grandi gruppi inglesi, che avevano messo le mani sui maggiori gruppi russi, soffrono la battuta d'arresto imposta da Putin contro la politica provocatoria dello spionaggio e delle residenze di comodo ai pescecani espatriati. Il governo tedesco crede, come l'Italia, alla collaborazione con Gazprom.

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