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lunedì 21 luglio 2025

Il Nietzsche dixit di Foucault

Non si parla qui di fascismo, il titolo è editoriale, il volumetto raccoglie cinque saggi sparsi, a partire dalla prefazione all’edizione americana dell’“Anti-Edipo” di Deleuze e Guattari, 1977 – forse il contributo più interessante – che metterebbero in guardia contro il fascismo che impregnerebbe tutti noi. Alla maniera di Foucault, questo è vero: come queste pratiche o abitudini o riflessi, di sopraffazioni e intolleranze si sono potuti formare nel vari campi del sapere attraverso le pratiche sociali.
Molto è su Nietzsche - e sull’“autorità” di Nietzsche. L’invenzione della religione, o la religione come invenzione - - è della religione come della poesia, non si sono create (Ursprung), ma sono state create (Erfindung). Da qui le “genealogie” foucaultiane. E si arriva a conclusioni di questo genere: “La conoscenza è stata dunque inventata. Dire che è stata inventata è dire che non ha origine.  È dire più precisamente, per paradossale che sia, che la conoscenza non è assolutamente inscritta nella natura umana”. E così via, di paradosso in paradosso – “la conoscenza”, per restare in argomento, “non costituisce affatto il più antico istinto dell’uomo o, inversamente, non c’è nel comportamento umano, negli appetiti umani, nell’istinto umano qualcosa che somiglia a un germe della conoscenza” (e dunque Foucault? un prodotto accademico, impegnato a risolvere la lettura del tedesco multiforme).
E così via - sempre con Nietzsche. Contro il soggetto. Contro Spinoza – quello che “se vogliamo comprendere le cose… è necessario che ci guardiamo dal ridere di esse, dal deplorarle e dal detestarle…Nietzsche dice che non solo questo non è vero, ma che aviane esattamente il contrario”, si conosce solo attraverso “il riso, il biasimo e l’odio”.  Le agudezas insomma non difettano.
Resta il problema del “fascismo” dei curatori, come prassi quotidiana, quasi una ananke. Come si può risolvere con Foucailt, che invece s’industria – in questi saggi, a prescindere dalla sua personale multiforme instancabile attività – a demolire il soggetto. Non io, dice umilmente, lo ha fatto la psicoanalisi. Cui però non si potrebbe imputare il contrario, non la demolizione del soggetto (quello lo fa, lo faceva, il confessore, nella liea cartesiana e pascaliana), ma la sua intronizzaazione – meglio se vacillante?
Un titolo civetta, per quattro saggi che individuano e spiegano il “mito di Foucault”. Con l’“Anti-Edipo” americano, testi di varia origine e natura. Riuniti con l’unico criterio della introvabilità. Scelti e curati, si suppone, dai traduttori, tutti foucaultiani: Alessandro Fontana, Agostino Petrillo, Mauro Bertani, Pier Aldo Rovatti, Deborah Borsa. Che Deborah Borsa introduce. Due testi del 1973: “La verità e le forme  giuridiche”, la prima di una serie di conferenze tenute all’università Cattolica di Rio de Janeiro nella primavera, e “Il potere psichiatrico”, un corso al Collège de France. Sempre al Collège de France una lezione del gennaio 1976, “Bisogna difendere la società”. E una lezione del 6 febbraio 1983, “Del governo dei viventi”.
Michel Foucault,
Introduzione alla vita non fascista, Feltrinelli, pp. 149 € 13
 

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