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A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (599)
Giuseppe Leuzzi
“L’idea della perfettibilità
dell’uomo si è affermata con l’illuminismo, nel diciottesimo secolo. Ed è proprio
a questa idea che il Sud si è sempre opposto”. Per il senso del peccato sempre
vivo: “Il Sud crede ancora che l’uomo sia una creatura caduta, e che possa
avvicinarsi alla perfezione solo per grazia di Dio e non attraverso i suoi
sforzi, e comunqjue non senza un aiuto” -. Frances O’Connor, “La breve vita
felice”, raccolta di lettere, 8 novembre 1958. La Provvidenza, le provvidenze.
Il Sud americano è un mondo
a sé. Anche come latitudine, clima, deserti. Ma fa risuonare echi noti, a
partire dalla sconfitta nel processo unitario.
La “puzza sotto il naso” Arbasino (“Passeggiando tra i draghia dromentati”) dice nata e tipica del Nord verso
il Sud: “Quell’atteggiamento attribuito ai ‘nordici’ che si recano al nostro
Sud: come se si portassero dietro una puzza da viaggio, e non ne trovassero
invece parecchie pronte all’arrivo”. Un leghista insospettato. Ma non ha torto.
C’è
un eccesso di borseggi e scippi a Venezia, e il giornale pubblica l’avviso del
Comune che ne avverte i visitatori. Scritto in veneto, o veneziano, dal suono
volgare, “Ocio al tacüin”. Una fitta dolorosa – pur sperando che lo stesso
manifesto sia redatto almeno in inglese, se non nell’odiato italiano. Venezia
certo è un patrimonio dell’umanità, non c’entra il Nord e il Sud dell’Italia,
ma il leghismo, così crudo, chissà perché non si riesce ad associare a Venezia,
che pure è ben veneta e leghista. Il leghismo non riesce a intaccare un
capitale di storia, di fantasia, di arte. E per questo è velenoso.
Fare
l’infermiere a Bologna, venendo da fuori città, non si può, scopre “la
Repubblica”. Lo stipendio non basta a coprire le spese, partendo dall’affitto.
Ma era così già quarant’anni fa: gli infermieri diplomati nelle scuole delle
regioni meridionali affliuivano in Emilia e dopo pochi mesi si dimettevano - l’Emiliia-Romagna non poteva dirlo, e non
può, essendo “di sinistra”, ma da tempo utilizza personale infermieristico
asiatico o latinoamericano. Anche l’emigrazione a volte è impossibile dal Sud,
perché non è conveniente.
Se la mafia è dei “pentiti”
Ferrarella si supera,
aprendo una pagina sul “Corriere della sera” con una frase di 46 righe –
“Boccassini ai pm: «La fonte dello scoop su Berlusconi? Fu De Gennaro»” Ma poi fa la verità dell’antmafia.
De Gennaro è il funzionario
di Polizia di Reggio Calabria che è stato capo della Polizia stessa, direttore
della Dia e poi del Dis, quindi passato in affari, presidente di Finmeccanica e
ora di Eurolink, il consorzio del Ponte sullo Stretto. Due nomine politiche,
opera del centro-destra - che lo ha protetto per il G 8 efferato di Genova,
quando era a capo della Polizia.
De Gennaro, richiesto dai
giudici anti-Berlusconi, ha negato di essere stato la talpa. Ma poi tutto,
riemerge da questa ricostruzione, ruota attorno alle “rivelazioni” di un
pentito, Cancemi, su cui non si punterebbe un centesimo - uno che ha visto la
Madonna eccetera.
L’antimafia supera ogni
immaginazione. Ma De Gennaro, che è di Reggio Calabria, “sa”, per linguaggio
innato, cosa dicono quando parlano i Cancemi, come gli Spatuzza o i Brusca, gli
addetti alle stragi, alle basse manovalanze, con centinaia di assassinii ai
trenta e ai vent’anni, che poi si pentono, basta un avvocato, e vedono anche le
Madonne – dicono tutto qello che viene richiesto loro di dire, e qualche volta
se ne dimenticano, molto devono ripassare, di poca memoria, l’intelligenza ha
bisogno della memoria.
La verità dell’antimafia è che non c’è istinto
poliziesco nella Polizia (nei Carabinieri, etc.). Si attacca l’asino dove vuole
il padrone – l’opinione, il governo, i potentissimi e vendicativi giudici, i giornalisti amici. Che ci sono, anche sevDe Gennaro non li frequentava.
L’ulivo
miceneo
La
Magna Grecia, ignota alla grecità con questo nome, fu terra d’emigrazione, non
di conquista. Di colonizzazione, ma di aree poco o nulla abitate. Un po’ come
dopo Colombo fecero la Spagna e il Portgoallo, e l’Inghilterra e la Francia,
che aprirono le corse verso le Americhe, un po’ per avventura un po’ per
bisogno. Senza archibugi, verso terre più o meno abbandonate o poco
frequentate. E “grandi” per chi veniva dai paesaggi greci: le distese dietro Taranto dovevano sembrare sterminate a chi veniva da microisole, urbanizzazione diffusa, con centinaia di città-stato e microcoltivazioni.
Il movimento migratorio è in realtà antecedente alla Magna Gracia, alla colonizzazione
che si fa datare dalla fondazione di Locri e Napoli, dei Micenei sparsamente. Dei
quali ora si tenta di ricostruire perfino una seconda ondata migratoria, “dopo
la caduta dei palazzi micenei, attorno al 1.100-1.050 a.C”. Mentre si
antedatano gli sbarchi che avviarono la Magna Grecia, a Pitecusa (Ischia) e Cuma
prima di Napoli e Locri.
Piace
legare a questa grecità anteriore la comparsa dell’ulivo nella futura Magna
Grecia. Questa però documentata: si sa che l’ulivo compare nella futura Magna
Grecia attorno al 1.500. E che è l’albero, sì, di Atena e di Atene, ma tardi: nasce
e prospera un migliaio di anni prima, nell’antica Creta, della civiltà minoica.
Il Sud
è materiato
Crosetti
scopre sul “Venerdì di Repubblica”, col supporto di Marino Niola, che il legame
familiare è al Sud (anche) materiale. Di cose, per lo più condivise nelle
famiglie, anche a distanza se separate
da esigenze di studio o di lavoro. Come sono, nel caso che analizza, gli
studenti meridionali a Torino e l’uso persistente, nell’epoca di Glovo e
Deliveroo, di ricevere da casa alimentari, di primizie e specialità.
Per
sfamarsi? È una forma di conversazione. A più interlocutori, amici, vicini,
conoscenti. Ogni specialità, o colore, o sapore, è una persona, un evento,
un’occasione particolare. E una forma di scambio.
È
un’abitudine, le stesse cose si trovano al mercato all’angolo, di procedura più
semplice? Sì e no, molte cose non si trovano
al mercato. Ma poi è come dice l’antropologo: il cibo “parla” più e meglio della
parola – “lo sapevano bene gli italiani d’America che attraverso la cucina continuavano
a tessere il filo che li legava alla patria lontana e allo stesso tempo a fare
comunità con gli autoctoni”. Come anche: “Mandare un pacco da 20 kg. dalla Puglia
al Piemonte costa 15 euro. Arriva in giornata, pieno di olii, taralli e amore”.
Questo è.
La
cucina familiare, ancestrale, è la celebrazione lieve e salda della famiglia,
non solo, e delle radici, geografiche, logistiche, culturali. Stanley Tucci, l’attore
di Hollywood diventato ora gastronomo a Londra, ne fa una celebrazione perfino
commovente in “Ci vuole gusto”, un capolavoro di memoria e di sapori. Attorno
alla cucina familiare, materna, due volte al giorno - di una madre che pure lavora
da segretaria ed è scrittrice in proprio, ma era nata a Cittanova, così era cresciuta, accudita, e così voleva i suoi figli.
E
povera Milano
Nessun
dubbio, nella querelle Caltagirone-Mediobanca,
che il costruttore-editore romano menta. Menta per sfottere. Molto romano. Ma
molto romano è anche il “concerto” Caltagirone con Enpam e Enasarco, i titpici
“carrozzoni” capitolini. Per comprarsi, a prezzi di realizzo, l’Mps che nessuno
vuole – voleva - e Mediobanca-cum-Generali. È bizzarro invece che “Milano” non
regisca: i media, finanziari e non,
gli investitori, i ricchi risparmiatori che Mediobanca gestisce. Per la sola
ragione che la combine, per quanto
romana e romanesca, è in realtà un disegno politico, della Lega.
C’è
poco da fare – da capire: Milano è fatta così. Abile negli affari e imbelle in politica. Lo stesso nella vicenda –
incredibile se non ci fosse stata e ci fosse – del golden power esercitato dalla Lega contro UniCredit e a favore dell’“affiliato”
Bpm, che invece nelle more, sotto l’alta vigilanza leghista, si è targato
francese. Un golden power esercitato
contro un gruppo italiano e a favore di uno francese – nonché contro tutte le norme,
italiane ed europee - è una comica. Senza che Milano reagisca, non per indignarsi e nemmeno per ridere.
E
che di più “romano” di due o tre “palazzinari” che si fanno tutti i grattacieli
di Milano. Previo anticipo, a consegna ritardata. Questa sembra perfino inventata,
ma è vera. Si dice sotto l’ombrello politico del Pd, ma è il solito papocchio destra-sinistra
per me pari sono. In una città che assiste muta: non sa? non capisce? non vuole
capire? E vota Lega – in una col suo mondo circostante, la Lombardia, se non più
con Milano 1.
Milano
è probabilmente “il” problema dell’Italia, più del Sud. Ricca, laboriosa, e
imbelle. Incapace forse, sicuramente distratta – salvo poi lamentarsi. Era una
città operaia, sotto e dietro le banche, è stata a lungo socialista, da Aniasi
a Tognoli fino a Craxi, mezzo secolo, e contro la cattiva politica, e si è travasata
nella Lega. Nel partito “di lotta e di governo”. In canottiera, anche un po’ usata, col “ce l’ho duro”, i celti, le acque sante, e il
matrimonio col mare – rivedere “Aprile” di Moretti diverte ma è un colpo al
cuore, povera Venezia, ridotta a un fondale, da farsa.E povera Milano, di spirito e perfino
ora d’intelligenza negli affari – Caltagirone a Milano è Aristofane puro.
Senza un alito di vita, se non le
Biennali e le Triennali che paga lo Stato.
Cronache della differenza: Puglia
Riccardo Muti, intervistato
da Cappelli per il “Corriere della sera”, si professa napoletano. Come un altro
grande pugliese, Arbore. Allo stesso modo come ci sono i pugliesi milanesi,
Celentano, Abatantuono, etc. – o “siciliani”, come Modugno. La Puglia consente
queste vestizioni.
Ma, poi, Muti non resiste a
professarsi di Molfetta, “non solo di Molfetta, anche di Castel del Monte” –
“in provincia di Andria” – di cui è stato fatto cittadino onorario. E anzi tra Molfetta e
Castel del Monte s’è comprato “da un contadino un pezzo di terreno”, per la
soddisfazione di farci l’olio: “Non si può parlare di Puglia senza parlare di
olio”, fare l’olio per rivivere la Puglia.
Gallipoli è la spiaggia più
costosa questa estate – dopo Alassio: 300 euro un ombrellone e due lettini, a
settimana. Ma risulta avere un reddito medio di 18 mila euro, appena – quello
dichiarato.
È la curiosa situazione
della Puglia tutta, che risulta la penultima regione per reddito medio, con 18 mila
euro – il reddito medio di chi fa la dichiarazione - ma è la meglio messa, sotto ogni aspetto, di tutto il Sud.
In pochi anni la Puglia ha
soppiantato la Toscana come resort
d’attrazione per ricchi investimenti angloamericani – con appendici indiane,
australiane, canadesi. Con investimenti, anche pubblici, soprattutto nel
Salento, ma più coltivando l’immagine. Finanziando molti film, di genere
controllato (niente mafie), e serie tv accattivanti. A cui ha fatto corrispondere, soprattutto
nel privato, realtà più o meno adeguate all’immagine. Di un’intelligenza
pragmatica, nel Sud fantasticante – dispersivo, velleitario.
Non si può dire – effetto
scongiuro – ma da tempo ha superato il problema del “decollo” economico. Con un modello soft, senza più i grandi
disegni industriali di Stato (di Aldo Moro protettore, con “manager” pugliesi, in genere avvocati, a
capo di Enel, Eni, etc,), a Taranto o a Brindisi, dell’acciaio, la chimica, il
carbone – il carbone…. Mettendo a frutto il tradizionale “levantinismo”, il
genio degli affari. Restringendo o controllando l’area del malaffare. Il
capitale accumulando saggiamente, per passi progressivi, senza svolazzi. Si
direbbe un altro mondo.
Il turismo non è un settore
economico difficile. La Puglia vi si è adattata, e ha puntato a quello
qualificato, cioè danaroso. Offrendo servizi pregiati, immobiliari, ambientali,
di servizio. Lo sviluppo non è impossibile, anzi richiede poco - applicazione.
A Foggia il reddito medio è
di 14.554 euro, a Milano di “oltre 34 mila”, può calcolare Staglianò sul
“Venerdì di Repubblica”. Ma i pacchi alimentari viaggiano da Sud al Nord. Per
affetto, ma non solo. Il Sud è sempre sussistenza, il “volano” dello sviluppo
fatica a scattare – il “reddito medio” di Foggia è quello delle Entrate, degli
impiegati e i (pochi) operai “in regola”, non comprende le attività quotidiane (uno a Foggia non vive meno della metà di uno a Milano).
Camillo Langone, che da Parma scantona volentieri su Trani, nella “Preghiera” quotidiana sul “Foglio” se la prende col “caro Leonardo Caffo” di Catania che su Mow filosogeggia di un “presunto rinascimento meridionale” – “i giovani tornano al Sud non solo per il costo della vita più accessibile ma perché lì trovano autenticità”. Ma “dico io”, obietta Langone, “al Sud vedo piazze spelacchiate, marciapiedi a pezzi, supermercati più che a Nord e tanta voglia di guadagnare con poche possibiltià di riuscirci”. Se tutto questo vede a Trani, che è quasi Bari. Il bicchiere è anche mezzo vuoto.
leuzzi@antiit.eu
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