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mercoledì 18 ottobre 2023

Letture - 534

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Africa
– È “Cencionia” in Gadda, 1937 (“Meditazione breve circa il dire e il fare”, poi in “I viaggi, la morte”): “Ti fai un romanzo o favolone che sia, nel quale ti fabbrichi un eroe diritto che piace molto alle femmine e le contenta molto: e una poi la deruba, e, àrsole il pagliericcio, se ne va in Cencionia a cacciar coccodrilli…”.


Altezza – In licenza a Barcellona dopo un inverno in trincea a Huesca, nella guerra di Spagna, Orwell evita un ritorno al fronte che gli sarebbe stato fatale (per come andarono poi le cose) per un particolare: doveva aspettare che gli venissero confezionate le scarpe nuove. E commenta (“Omaggio alla Catalogna”): “Tipico dettaglio che decide sempre il destino” – “l’intero esercito spagnolo non era riuscito a produrre un paio di stivali abbastanza grandi da adattarsi alla mia taglia”. Orwell era di 1,83. La statura conta.
Ci sono eccessi fra gli scrittori anche sula taglia, modesta o eccessiva. Charlote Brontë era piccolina, 1,45. Così pure lo è Donna Tartt, 1,50 - che però vatna “la stessa altezza di Lolita”. Di Emily Dickinson non si conosce, tra le tante cose, neanche l’altezza (“Non conosciamo mai la nostra altezza” è una della sue poesie più amate), ma sembra longilinea. Era basso pure Faulkner, 1,67 – che è un’altezza media, ma gli valse l’esonero dal servizio militare.”. Sopra 1,80, l’altezza di Kafka, che quindi era un longilineo, vengono Hemingway, 1,83, Hammett, 1,85, Conan Doyle, 1,88, Oscar Wilde, 1,91. Il più alto di tutti sarebbe Michael Crichton, 2,10.
 


“Faussone”  – L’elogio classico dell’operaio, o del “lavoro italiano nel mondo”, il Faussone di Primo Levi, è il tema della seconda parte del saggio di Gadda “Tecnica e poesia”, in “Nuova Antologia”, 1940, ora in “I viaggi, la morte”, una decina di pagine: “Ho vissuto far gli uomini delle macchine….”, in Belgio. Il suo “Faussone” non era piemontese ma toscano, di Sesto Fiorentino, formato alla Pignone.
Gadda ha coltivato il disegno si un romanzo del lavoro. Nello stesso saggio scrive: “I miei quaderni di studio per un «romanzo sul lavoro italiano», 1922-24, sono pieni di improvvisi, note di getto, di strappo, tutte trafugate dall’opera, dal cantiere,…. Venute al mio quaderno senza speranza, tra il sudore degli anni e degli uomini poveri, polverosi”.

Italiane in America – Sull’onda del successo di “Elena Ferrante”, le edizioni della “New York Review of Books” hanno tradotto o ripubblicato numerose scrittrici italiane. Da ultimo Amelia Rosselli. In aggiunta a Antonella Anedda. Con molta Elsa Morante, molta Natalia Ginburg. Nel mezzo Fenoglio (“Un affare privato”), Morselli “Il Comunista”, “Dissipatio H.G.”) (“ ) e Piumini.

In precedenza, le edizioni Nyrb, mainstream o letterarie, avevano in catalogo Svevo, Gadda, molto Sciascia, Pasolini, tutto Tomasi di Lampedusa, Malaparte, molto Pavese, Moravia (solo “Agostino”), Buzzati – Calvino è in edizione Mariner, la casa specializzata in letteratura di Harper Collins.

Leopardi e Lichtenberg – Un parallelo quasi obbligato, tanto avevano in comune, oltre la cifosi (e l’altezza: 1,41 per Leopardi, poco di più per Lichtenberg). L’erudizione sterminata. Il pessimismo radicale. Il diario quotidiano, non personale. La curiosità e l’attrazione per le natura. Leopardi è grande poeta, Lichtenberg meno. Lichtenberg era grande scienziato – fisico e naturalista - e notevole materialista (spinozista, “l’eretico dello spirito tedesco” secondo il suo cultore Anacleto Verrecchia), Leopardi meno. E tuttavia, ragionando per paralleli, per quello che sono utili, è forzato quello tra Leopardi e Nietzsche, sarebbe naturale tra Leopardi e Lichtenberg.

Leopardi era poeta d’animo, e per questo radicalmente differente. Ma tenne lo zibaldone di pensieri vari come Lichtenberg ne aveva tenuto uno, altrettanto celebrato, di decine di migliaia di pagine. Come lui risentiva la gobba come una menomazione. E amava i dolci. Leopardi ha Silvia, “fiore purissimo, intatto, freschissimo”, tra “i sedici e i diciotto anni”, Lichtenberg la dodicenne Maria Dorothea Stechard, “Stechardin”, morta a diciassette.    
Lichtenberg non era di famiglia nobile, e non fu accudito dal babbo – era il diciassettesimo e ultimo figlio di un pastore luterano. E visse fino a quasi sessant’anni. Ma fu accudito da amici. E visse anche lui in tre posti: il paese natale, fuori Darmstadt, Gotting e Gotha.

Era noto Lichtenberg in Italia? Conosceva e praticava l’italiano, e dell’Italia molto sapeva - Alessandro Volta ne aveva il culto. Ma la “fortuna di Lichtenberg” fuori della Germania è una ricerca ancora da fare. Una lettura comparata dello “Zibaldone” e dello “Scandaglio dell’anima” riscontrerebbe sicuramente molti echi.
 
Libertà
–“A parole tutto è concesso, nei fatti crescono censure e divieti dettati dalla cultura woke in nome dell’inclusività - Slavoj Žižek, “La Lettura”, 15 ottobre: “In nome del permissivismo si attivano tutte le limitazioni: politicamente corretto, woke, cancel culture e così via…. A  parole siamo per l’inclusione, per la diversità, ma il risultato è una nuova forma di terrore. Oggi, in nome dell’inclusione, escludiamo le persone più che mai, il paradosso è che la cancel culture difende sempre la diversità, l’inclusione”.
 
Madre
– È crudelmente (affettivamente) mancata a Leopardi e Rimbaud. E a Saba, che ha profuso gli affetti sulla balia, la Peppa – anche quando la madre ha provato ad allontanarlo dalla balia. Ha deluso Baudelaire, la sua prima donna. In parte anche Proust, lo scrittore del “bacio materno”, delle “angosce dell’attesa di questo bacio” – “la sua madre era la nonna materna” (Gadda su “Psicanalisi e letteratura”, “La Rassegna d’Italia”, 1949, ora in “I viaggi, la morte”.


Pasticciaccio – “La risciacquatura dei miei cenci è stata una fatica da non dire”, Gadda nelle note sulla pubblicazione del romanzo, decisa all’improvviso da Garzanti nel 1953. Soprattutto nel lavoro sul romanesco, con Mario Dell’Arco: “Nella primavera del ’55, indi nell’autunno del ’56 e nella primavera del ’57 «presi» (e ripresi) «contatto» con Mario Dell’Arco, che conoscevo poeta e filologo: Antonio Baldini, giudice benignamente severo del mio pessimo romanesco («Letteratura», 26-31) me lo aveva nominato come pensabile e qualificato raddrizzatore del romanesco medesimo. Dell’Arco mi assisté prontamente, generosamente: con una lucidità, una pazienza di cui sento tutto il raro valore. Rivedemmo due volte l’intero testo del volume. Frasi e battute romanesche: altre contaminate, fra italiano e romanesco”.

Non è tutto: “Per il napoletano mi soccorse Onofrio Galdieri, figlio del nobile poeta Rocco Galdieri”. Per il molisano “qualche imbeccata ebbi anche da Alberto Maria Cirese, il giovane e valoroso dialettologo molisano, figlio di Eugenio, il poeta”.


Psicanalisi  - “La psicanalisi, in verità, può concorrere allo smontaggio di un’idea-sintesi che noi ci formiamo di noi stessi, come un’officina di riparazioni può smontare un’automobile. Anche un pupazzo può essere smontato dalla psicanalisi. Questo non significa che la società umana corra pericolo perché il pupazzo è stato psicanalizzato: la società è infelice perché il pupazzo è pieno di segatura” - Carlo Emilio Gadda, “Psicanalisi e letteratura”, in “La Rassegna d’Italia”, 1949, ora in “I Viaggi, la morte”,
 
Rodolfo Quadrelli – “la Repubblica” ripropone nell’inserto “Robinson” il poeta e saggista milanese degli anni 1960, per la penna autorevole di Filippo La Porta, “caustico e urticante, critco del Boom, alter ego di Pasolini”. Negli anni Sessanta (tardi anni Sessanta-primi Settanta) Quadrelli era bandito dalle librerie Feltrinelli, insieme con Quinzio, Zolla, e vari altri autori. Non nominativamente, sulla base dei relativi editori – come è narrato da Astolfo, “La gioia del giorno”, il romanzo di quegli anni: Le librerie Feltrinelli in via preventiva espurgano i libri degli editori Adelphi, Rusconi, De Agostini, Rizzoli eccetto la Bur, titoli infidi. Sempre la purificazione comincia dai libri. Dopo Cavour Feltrinelli pubblica Salvemini, è al dodicesimo volume, Settore privato di Léautaud, e come farlo, a letto e al mare. Non pubblica Cohn-Bendit: “Non voglio libri di anarchici”, ha detto. Le impiegate in casa editrice hanno ancora il grembiule, azzurro”.
 

Mr Ripley – Il personaggio di Patricia Highsmith è anche un’avviata azienda di entertainment, “Ripley’s Believe it or Not”, creata da Robet Ripley nel 1919 – una rubrica giornalistica agli inizi, su fatti strani o inconsueti, poi adattata per la radio, la televisione, molti fumetti, una serie di musei, tra essi un parco a Orlando, in Florida, con oltre ottanta attrazioni, vistato annualmente da oltre 12 milioni di persone. Priama dei Peanuts, Schulz pubblicò con Ripley’s – protagonista della striscia Spike, “un cane da caccia che mangia aghi, viti, chiodi, e lamette da barba”. Subito dopo il lancio della prima serie, Ripley si prese un collaboratore, Norbert Pearlroth, per le ricerche d’archivio: Pearlroth lavorò 52 anni nella New York Public Library, dieci ore al giorno, sei giorni la settimana, per cercare fatti curiosi.


Scrittore – È “un predicato verbale”, Gadda: “Ogni scrittore è un predicato verbale (coordina) che manovra un complemento oggetto (il dato linguistico)”, “Le belle lettere e i contributi espressivi delle tecniche”, in “Solaria”, maggio 1929, ora in “I viaggi, la morte” – “E questo complemento oggetto relutta, come un serpentesco dragone…”.


Sinistra in Germania – Nel racconto lungo “Nostalgia “ (nella raccolta “Il mare”), sull’impossibilità di amare, per larga parte Alvaro rappresenta un salotto a Berlino, circa un secolo fa, qualche anno dopo la Grande Guerra, frequentato da intellettuali, persone di molte esperienze, con una conversazione dapprima dedicata all’Italia, alle differenze “nazionali”, essendo il nuovo del salotto il giovane corrispondente italiano da Berlino (Alvaro lo era), poi impegnata in una varia professione di sinistra politica, che evoca molti comportamenti odierni, tra la Spd e la Linke, i socialdemocratici e l’estrema sinistra socialista, e tra le formazioni socialiste e i Verdi – ma con analogie anche fuori della Germania, dovunque una sinistra politica sia intellettualmente forte. Su ogni argomento: “Non amavano tutti le stesse cose, ma erano d’accordo invece nell’odiarne delle altre. L’odio, appunto, li unì; ognuno aveva su ogni argomento la sua opinione personale che differiva un poco da quella dell’altro; e ognuno teneva a distinguersi. Così, essendo tutti pacifisti, avevano differenti opinioni sulla pace”. Tutti professandosi europeisti: “«Noi siamo Europei, Europei», diceva trionfalmente la donna  socialdemocratica, e pretendeva che tutti brindassimo”.


letterautore@antiit.eu


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