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venerdì 14 dicembre 2012

Partita doppia con l’amore

Su un tema abusato molta freschezza, premio Scriveredonna 2011. La biografia di un amore - “cerco un uomo senza paura”, “sei me\ e tutto quello che detesto”, nella “paura di non vivere\ mai del tutto”. Imaginifica: “Sono legata a questa vita\ come un’ala impigliata\ nella rete”. Filosofica – “È con me stessa\ che baro”, “il dramma dei perché\ è che nemmeno gli dei danno più la risposta”, “giriamo su noi stessi\ senza incontrarci mai”. E quindi leopardianamente solitaria – quando si facesse un censimento delle tracce leopardiane nella poesia dei due secoli successivi si troverebbero probabilmente molti più echi, e anche calchi, che non di Petrarca nei quattro precedenti. E tattile, quasi realistica, inconsueta per la cosiddetta “poesia femminile”: “Scrivo d’amore\ per nasconderlo\ e custodirlo per sempre”.. Su una passione forse irrisolta: “In un universo parallelo\ la porta si apre…”. Con una cifra molto personale, che s’innesta nel bilinguismo, nell’uso dell’inglese accanto all’italiano.
Conosciamo il mistilinguismo di Contini, esemplato su  Montale, riscontrabile in altri poeti, per esempio Pasolini e il Nobel Dario Fo: l’uso incidentale di parole (concetti) di altre lingue, anche dialettali,  in un discorso italiano. Patrizia Licata scrive in inglese (americano) come in italiano, usa cioè due lingue diverse, due linguaggi, due semantiche, due sensibilità diverse. Poi magari traducendo nell’una e nell’altra lingua (le poesie confluite in questa raccolta sono date in entrambe le versioni). Con effetti sorprendenti in  inglese. Non per una maggiore pregnanza della lingua, dell’inglese rispetto all’italiano, che non può essere naturalmente. Ma sì della pratica poetica, mediata dalle letture: la lingua della poesia americana dopo Eliot e Pound è più incisiva che non la pratica italiana dopo Montale (con l’eccezione di Alda Merini? della sua “grazia naturale”). E tuttavia con sorprese, lampi di genio si direbbe se fosse una partita poetica. Per un risultato diciamo in parità: come se a una pratica ordinata, di tecnica elevata, rispondessero a lampi gli estri.
I “minuscoli pezzi” del “vetro infrangibile” si frangono meglio in “tiny\ ever-multiplyng pieces”, e così il “tormentato spazio deformante\ dove di depositano tutti i casi irrisolti”, i “tortured distorting spaces\ where all the cold cases are sediment”. Mentre “Fool me into believing\ you are immortal” si risolve incisivo nel fulminante – prosodia e suono - “Illudimi che sei immortale”. Un doppia capacità espressiva, una doppia miniera. Una duplice, curiosamente, personalità.
Patrizia Licata, Poesia d’amore e solitudine, Tracce, pp. 87 € 10 

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